Mia cara Colette,

….... Sai tu perchè siamo così spesso infelici noi altre donne? Gli è perchè ci insegnano, durante la giovinezza, a credere troppo alla felicità. Non siamo mai allevate con l'idea di combattere, di lottare, di soffrire. E, al primo urto, il nostro cuore si spezza; aspettiamo con l'anima aperta, cascate di eventi felici.

Non ne giungono che a metà di buoni; e singhiozziamo subito.

Ho imparato a conoscere la felicità vera dei nostri sogni. Non consiste nella venuta di una grande felicità ( sono assai rare ed assai brevi le grandi felicità), ma risiede semplicemente nella attesa infinita di un seguito di allegrezze che non arrivano mai. La felicità è l'attesa contenta; è l'orizzonte di speranze; è dunque l'illusione senza fine. Si, cara, non c'è di buono che l'illusione; e, così vecchia come sono, ne ho ancora, e ogni giorno; soltanto le illusioni hanno mutato oggetto, i miei desideri non essendo più gli stessi....

Brano tratto da una novella di Maupassant : “ Vecchi oggetti”

Fa bene ogni tanto leggere una novella di questo autore, sono leggere, piacevoli, spesso argute più di quanto non sembri a prima vista, ricche di annotazioni sociali e psicologiche. Per chi abbia intenzione di cimentarsi nella scrittura, costituiscono un valido aiuto per come l'autore svolge il racconto, arricchendolo di minuziosi particolari che gli permettono di dipingere le mille sfaccettature della vita dei borghesi del suo tempo, e lo fa descrivendoli puntualmente, ma senza moralismi, piuttosto ne mostra le paure, i tic, i limiti, le miserie, il tutto guardando quella classe di cui pure faceva parte, con sereno distacco, quello necessario per metterla a fuoco. Ne risultano gradevoli spaccati di vita ottocentesca che ancora oggi hanno il potere di incuriosirci, e di fare presa sul nostro animo.

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