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Marista e le piccole cose: un mattino d’inverno Nestore la gazza si è ferita PDF Stampa E-mail

Scritto da Marista Urru   
domenica 16 gennaio 2011
gazza ladra

Ieri, dopo una  notte insonne , ricca di noia e abbellita da qualche pensiero non proprio allegro,  mi sentivo infreddolita e anche un po’ affamata, quando  alle sette del mattino, anche se era ancora pressoché buio e tutti ancora dormivano, son scesa in cucina a prepararmi un po' di colazione.

Nel frattempo dal suo nido di paglia sotto il nespolo, il germano mi spiava inquieto, allungava il collo per guardare  verso la porta finestra della cucina. Ogni più piccola novità lo mette in ansia, ha avuto una infanzia, per così dire, difficile, ed ha sviluppato un carattere difficile, pauroso e diffidente.







.

 

Le tortore, più pragmatiche, quando hanno percepito movimento in cucina, sono andate dritte sotto il vecchio prugno davanti all'apposita ciotola in attesa del mangime. E così, sentendomi attesa, mi sono bardata con la vecchia pellicciotta sintetica da orso , ho confortato tortore e germano con mangime e briciole golose di ciambellone,  ed è stato a quel punto che mi sono resa conto che non sentivo nella macchia  dietro ai cipressi la solita gazzarra delle .. gazze.

E mi sono spinta fra i mirti  inoltrandomi fin sotto il vecchio pero selvatico,  una specie di ritrovo delle gazze   del circondario,   e là ho presto individuato Nestore. Era accoccolata su un ramo basso. Nestore è la unica gazza  della piccola comunità   intorno a casa che sembra  provare della simpatia per me e che comunque  tende ad esser simil  domestica un po' con tutti noi.

Lei tiene costantemente d’occhio l’andamento della casa, controlla dall’alto del pino l’uomo che porta le bombole, e spesso assiste seminascosta alla operazione di cambio delle su dette ed allo scarico ed al carico dei vuoti. Generalmente la mattina picchia sui vetri della mia camera, una usanza carina, peccato lo faccia ad ore impossibili, ma  da Nestore lo si accetta: se si può dire che una gazza è simpatica e.. carismatica, bene Nestore lo è.

Pretende per esempio di ricevere parte del pasto del germano, non ricordo bene nemmeno come è iniziato questo uso, ma sembra davvero che lei accetti graziosamente picoli doni mangerecci, accolti con reale non chalance , quasi fosse un mio dovere, e se dimentico il doveroso tributo, resta nervosa e scontrosa, almeno così a me pare. In realtà non sono mai sicura delle intenzioni e sentimenti che le attribuisco, in fondo è un tipetto un po' sulle sue. Staziona spesso presso il gabbione del papero, i due si odiano e litigano se lei cerca di entrare nella gabbia, ma credo che si facciano in un certo strano modo  tutto loro, compagnia.

Dunque Nestore era su un ramo basso del vecchio pero , man mano che mi avvicinavo mi rendevo conto che mi stava permettendo di avvicinarmi oltre quello che  da tempo  aveva stabilito essere il suo limite di sicurezza,  decisamente qualcosa non andava. Gli parlavo ed avanzavo impercettibilmente, ma  era disagevole  farlo su un terreno ricco di erbe selvatiche intricate , scivoloso per le foglie cadute.  Finchè ho provato il tutto per tutto, mi sono avvicinata senza indugi,  Nestore non si è mossa, ha solo sollevato impercettibilmente una ala, poco più che un tremito, ho potuto vedere che era sporca di sangue,  allora ho allungato le braccia in un moto spontaneo e, rischiando di cadere, visto che anche una mia ala  non funziona (ho un braccio  ancora malmesso ), ho afferrato la gazza aspettandomi che sfuggisse, o mi beccasse, invece quella buona buona si è fatta prendere e portare lentamente  fino alla gabbia del famoso germano, un bel pezzo di strada in  discesa su un terreno  erboso ed umido della notte, mentre lei nascondeva il capo nell'incavo del mio braccio. Sembrava esausta ,  mi è sembrato addirittura fosse grata del mio intervento.

Certo si trattava di una illusione, chi sa davvero cosa pensa un uccello ferito che viene soccorso, se piuttosto non  si immobilizza solo perché è sotto choc! Fatte queste considerazioni, nelle mia ignoranza ho tradotto la sua arrendevolezza come segno di morte imminente, rattristata e preoccupata le ho  arrangiato per terra un giaciglio di fieno, e  sono andata a chiamare per scrupolo il veterinario. Ma  al  ritorno .. Nestore era sparita. In realtà la ho trovata presto, era sempre nella gabbia, solo che era volata poco più in là sullo striminzito nespolo  che serve da riparo dal sole  alla capanna di paperino, ed è là che ha concesso al veterinario  di visitarla, disinfettarla, coccolarla, sempre  dimostrando un certo distacco e pochissimo nervosismo.

Dice il veterinario che  probabilmente la ha ferita qualche gatto,  che guarirà presto  e che è normale che sia  un po’ domestica, le gazze, dice lui , si addomesticano facile. Comunque potrò liberarla presto  per la gioia del paperino visibilmente infastidito dal continuo gracchiare dell’uccello e dal via vai di giovani gazze attirate da tanto rumore. E poco fa, quasi a buio,  dopo il giro serale di rito che serve per controllare che tutto sia a posto prima di chiuderci in casa, ripensando a quanto tempo avevo dedicato a questo episodio banale per molti, cercavo di immaginare come vivono quei personaggi che amano condizionare la gente,  affamarla ,  spingerla a questo o a quello, come fossero pupazzetti, mi chiedevo se  questi signori riescono mai a ritagliarsi attimi irripetibili come  quello in cui ho creduto di percepire la fiducia di Nestore o la sua gratitudine, il senso di sollievo  provato quando la ho ritrovata sull’albero, e le risate  che ci siamo fatti  con mio marito quando il nuovo pettirosso di zona, sporgendosi  per curiosare dal cespuglio di rosmarino la novità,  quasi cadeva.

Un avvenimento per la piccola community alata del giardino di Marista, questo salvataggio.  Piccole cose  da ammirare e seguire con amore. A ben vedere, cibo per lo spirito. Sentirsi parte di un tutto, parte del creato, se è stato creato,  o comunque della natura, della sua armonia inarrivabile,  fino quasi a illudersi di percepire il perché di tanta bellezza, fino a capire che in fondo anche noi uomini faremmo parte di questa armonia, se solo lo volessimo, credo non sia proprio un buttare il proprio tempo.






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  Commenti (1)
1. Prosa viva.
Scritto da Franco Parpaiola website, il 16-01-2011 09:35
Ciao Marista. 
Se questo tuo racconto non è prosa viva, allora io non so più che cosa sia la Letteratura. 
Ora con Nestor hai un amico per la Vita ancora più grande di prima, su questo ci puoi giurare. 
Ciao e buona Domenica

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