ROMA un "purcino speciale" a Roma

Scritto da Marista Urru   
sabato 04 aprile 2009





























Piazza di Santa Maria sopra Minerva  è un gioiello, chi ne avesse tempo potrebbe  trascorrervi giornate intere   e ammirandola pezzo a pezzo  le tante sono le  bellezze artistiche  racchiuse nella Chiesa.

Ma per chi volesse visitare a fondo  questa città è utile anche la conoscenza di tutta una  serie di aneddoti e storie curiose di Roma, che aggiungono sale e aroma alla bellezza della città eterna, la cui particolarità è  non solo nei monumenti, ma anche nel ricordo  di quel particolare mondo che espresse queste bellezze  e nella impronta che ancora resta  di modo che  perdino i monumenti e le bellezze della città , si impreziosiscono non solo dei colori e del famoso venticello di  Roma, ma anche delle tracce, dello spirito  di un popolo  timorato e dissacratore al tempo stesso, tenero e a volte soprendentemente violento,  poeta e  sognatore,ma disincantato, un unicum  assolutamente non riproducibile ed affascinante.

Scrivo della Chiesa che sorge alle spalle del Panteon edificata appunto sui resti di un tempio dedicato a Minerva.

Per esempio, vi siete mai chiesti come mai il popolo romano sia potuto arrivare a chiamare l'elefantino che fa mostra di sé al centro della piazza, il "pulcino della Minerva"?
E' una storia divertente , e vi è compresa una delle piccole vendette del grande Bernini.



Nel 1655 , i domenicani che officiavano in quella Chiesa, trovarono nel giardino interno un piccolo obelisco di quasi 5 metri, non più, allora era Papa Alesssandro II che decise che  fosse eretto davanti alla Chiesa stessa.

 

Furono esaminati diversi progetti, uno di essi di un architetto Paglia, appartenente all'ordine dei domenicani, l'obelisco avrebbe poggiato su sei piccoli colli ( che erano raffigurati sullo stemma dei Chigi dalla cui famiglia veniva Papa Alessandro), e si prevedevano quattro cani ad ogni angolo, visto che il cane era il simbolo dei domenicani  detti "cani del signore" per la loro fedeltà. Il Papa non accettò il progetto, voleva  che si mettesse l'accento sulla  Divina saggezza, preferì quindi interpellare il famoso Bernini , che fece molti disegni, ma fu scelto l'elefante come simbolo della forza della mente, infatti si legge  su un lato della statua ".."...è necessaria una robusta mente per sorreggere una solida sapienza"

 

L'elefante quindi avrebbe dovuto sostenere il piccolo  obelisco  senza alcun sostegno.

Ma il domenicano che era stato escluso, geloso , affermò che  il monumento non sarebbe stato sicuro e citò  Francesco Colonna per il quale "nessun peso perpendicolare avrebbe dovuto poggiare sul vuoto perché non sarebbe stato solido né durevole", Bernini aveva già tecnicamente adottato questa soluzione nella sua famosissima fontana dei fiumi a Piazza Navona, in cui elementi pesanti gravavano sul vuoto, ma il Papa non volle correre rischi e

Il domenicano l'ebbe vinta, fu aggiunto sotto il ventre dell'elefante un cubo  di supporto.

 

Bernini aggiunse una gualdrappa per coprire il cubo, il risultato fu poco bello , il tutto appariva pesante, il popolo  romano notoriamente irriverente, cominciò a deriderlo chiamandolo  "il porcino" , da questa parola l'assonanza col pulcino dovette essere breve, in romanesco la elle viene sostituita con la erre, da porcino a purcino per assonanza, ci volle poco.

Bernini non la prese bene, e  si prese una piccola vendetta,  disegnò le versione definitiva

in modo che l'elefante  puntasse le terga verso il convento e con la coda leggermente spostata, come a salutare padre Paglia e gli altri domenicani in modo inequivocabilmente scurrile.

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