Un amore finisce e s'ammanta di mistero... |
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Scritto da Marista Urru | ||||||||
mercoledì 27 maggio 2009 | ||||||||
Dalì: donna seduta
Da: Parliamo del più e del meno. Goffredo Parise.
Non potendo comunicare in altro modo con la donna che amava, M. afferrò il telefono e provò a chiamarla. Non era affatto certo che l'avrebbe trovata e non era nemmeno certo che, quando anche fosse stata in casa e in quella città, avrebbe consentito a parlargli. Così profondo era il mistero in cui da qualche tempo era avvolta che M., pensando a lei, provava una intensa sensazione di irrealtà: come se quella donna che egli aveva amato e ancora amava non esistesse, non abitasse in nessuna città e non avesse nessun numero di telefono. Eppure non solo egli l'amava, ma era stata accanto a lui per molti anni e forse anche lei lo aveva amato. A questo ultimo pensiero M. provò dolore: infatti non riusciva a ricordare in nessun modo come e quando lei lo avesse amato. Allora tentò di ricostruirla davanti a sé con l'immaginazione come se fosse in quella stanza dove tante volte aveva camminato, in quelle poltrone e su quel divano dove tante volte si era seduta, accanto a quel telefono che tante volte aveva usato....... Ecco dunque la donna entrare nel suo studio lievemente assonnata, le piccole labbra gonfie color corallo appena schiuse nel sorriso. Ecco le sue lunghe gambe attraversare la stanza con un che di timido e frettoloso.......Ecco le braccia sottili e le mani piccole e delicate sospese in aria, ai lati del corpo..... Ecco infine i lenti e lunghi occhi bruni guardare verso di lui come emergendo da un sonno calmo e profondo, cioè quasi privi di conoscenza, ma pieni di quel languore tenero e desolato di un bambino che ha fame e non sa di averla.
"Eccola" pensò M con commozione " è qui davanti a me la sua
figura, cioè l'immagine di lei che io evoco con la mente è uguale alla sua
figura reale... E tutto questo, cioè lei, i suoi movimenti, le sue gambe, le sue
braccia, le dita, gli occhi, era ciò che amavo e che ancora amo. Ma come erano
i suoi pensieri, le sue parole, la sua voce? Anche questi amavo come
quelli?.............non riusciva in nessun modo a ricordare la voce di lei, né
le parole e nemmeno i pensieri che stavano dietro le parole..."Che strano" pensò con tristezza. "Io l'ho amata,
l'amo ancora e tuttavia conosco di lei soltanto ciò che ho visto e che ancora
mi pare di vedere,ma nulla di ciò che si ode e che si trasmette attraverso la
parola..... eppure abbiamo tanto parlato, o almeno, io ho parlato con lei e lei
ha sempre risposto.... Forse il mistero di lei sta proprio qui e l'amo ancora
appunto per questo. Perché la mia conoscenza di lei è incompleta, conosco tutto
ciò che ho visto e toccato ma nulla di ciò che pensa o dice..."Allora significa
che io ho amato una persona che non conosco" pensò M e provò un dolore profondo
e perfino nauseante.....
Da Racconti Italiani - Parliamo del più e del meno , racconto di Goffredo Parise il quale in una intervista definisce la sua opera in genere con queste parole "Realismo lirico-stagionale" e a proposito della critica letteraria ( siamo a metà circa degli anni 60) " La critica in Italia è assai incoerente e contraddittoria. Non c'è vera critica; esistono delle opinioni, tecnicistiche, accademiche, basate su molti elementi spesso estranei alla produzione letteraria"
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