GLI ANIMALI DEL GIARDINO la sfinge testadimorto |
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Scritto da Marista Urru | ||||||||
giovedì 30 luglio 2009 | ||||||||
Di questa farfalla scrive Guido
Gozzano
Farfalla strana, figlia della Notte, sorella della nottola e del gufo, opra non di natura ma di demoni, evocata con filtri e segni e cabale dalla profondità di una caverna! Al vespro è facile che tra i fiori si aggiri questa strana farfalla notturna che con la lunga proboscide succhia il nettare, avida di miele è capacissima di infilarsi negli alveari dove in genere si sazia a volontà, dopo aver emesso un suono particolare, quasi un lamento che imita quello della regina delle api quando è furente, e questo spaventa le api che la lasciano saziare, ma quando ben satolla si posa soddisfatta e impigrita, le api operaie svelte le depositano sul corpo una sostanza resinosa che la appesantisce, le impedisce di volare, morirà lentamente. Leggenda della acheronzia atropa, figlia della Luna e della Morte L'unica volta che la Morte decise di uscire dalla sua dimora nel profondo della terra per andare nel mondo che dormiva sereno e deserto vide la Luna e se ne innamorò perdutamente, ma la luna stessa restò conquistata dalla bellezza misteriosa della Morte, coperta solo dal manto di neri capelli e illuminata dai riflessi della brina notturna , il loro amore proibito suscitò le ire dell'angelo della notte che accecò la luna e rese la morte scheletrica, privandola dei capelli. Ma dal corpo scheletrito della Morte lentamente emerse, senza che il terribile angelo se ne accorgesse, una farfalla notturna con impressa sul corpo la effigie di un teschio, la figlia della luna e della morte, la Acherontia Atropos , che da allora di notte sugge il miele dei fiori e fa udire il suo lamento lugubre, il suo canto serve per ricordare quell'amore distrutto. la foto che segue è un macroglossum, sempre del genere sfinge, ma viene detta sfinge colibrì, si vede bene la differenza con la sfinge testa di morto, è assai facile vederla nei giardini col suo volo che ricorda dvvero quello del colibrì , la velocità con cui muove le ali le permette di restare librata in volo ferma, mentre sugge il nettare.
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