Parliamo del crollo dell'Impero Romano la Storia si ripete .. capisci ‘a mme! |
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Scritto da Marista Urru | ||||||||
mercoledì 26 maggio 2010 | ||||||||
Dal film Quo Vadis? La fine di Nerone ( Peter Ustinov)
G.B Vico lo intuì con lucidità: "Historia se repetit" ("la storia si ripete"). L'uomo è si artefice del proprio destino, realizza quindi le sue proprie idee, ma lo farà seguendo determinate fasi, perchè secondo Vico, c'è una legge che governa la storia e che si ripete eternamente, ad infinitum, solo che l'effetto delle sue azioni va sempre oltre i suoi propositi. Grazie a questo, l'uomo realizza qualcosa in più rispetto al suo volere, questo di più altro non è se non il ripetersi delle realtà storiche del passato. Qualcuno ha notato che in questo caso si avrebbe un andamento a spirale della Storia. Parliamo allora in breve del crollo dell'Impero Romano, così alla buona come posso, ripercorriamo la sua fine e cerchiamo le similitudini col presente, vediamo che ne vien fuori.
L'Impero Romano sembrava eterno, indistruttibile, era un colosso
che in pratica comprendeva tutto il mondo conosciuto, più o meno, mutatis
mutandis , un colosso alla Bilderberg. Eppure crollo', in un certo senso fu come se
implodesse dall'interno, non fu sconfitto o conquistato, semplicemente non
resse più, e a ben vedere cominciò a morire fin dai tempi della Repubblica
, quando serpeggiavano le rivolte degli
schiavi, lo ricordate Spartaco? La
classe dirigente, chiamiamoli cosi, non se ne rese conto, eppure ci voleva poco
a capire che le rivolte degli schiavi non erano uno scherzo per una società che
si reggeva sullo schiavismo oltre che sulle guerre!
Invece il male dei potenti tutti, la arroganza unita alla mediocrità, fece sì che si credette furbo ed intelligente intervenire, oltre che con la repressione, con dei pannicelli tiepidi. Si immaginò che introdurre una legislazione sociale che un pochino, ma non troppo , migliorasse le condizioni degli schiavi, sarebbe stato sufficiente. E così si intervenne poco, male e tardi ( come sempre). Lo scontento restò e crebbe ovviamente, gli schiavi produssero sempre meno, "non erano produttivi" si direbbe oggi , in quanto infelici ed incacchiati neri, e quindi già dai tempi degli antichi romani si ebbe il problema della bassa produttività grazie alla cecità ed alla avidità della classe dominante. Ma gli errori si pagano, sempre. Lo Stato doveva rimediare alle scarse risorse, e quindi fece quello che sembra sappia fare meglio da sempre : aumentò le tasse. Come nel solito vecchio gioco del domino che nella vita degli uomini si ripete ad infinitum, questo causò effetti sul ceto medio, che si impoverì oltre misura , cominciò a perdere le sue ricchezze che all'epoca erano per lo più terre, e queste ricchezze passarono di mano, dai più piccoli, via via venivano accentrate ai più grossi possidenti, finchè furono nelle mani di pochi. Un po' come oggi che i beni dei meno ricchi , di quelli che non reggono al nuovo che avanza, vengono assorbiti dalle Banche e dalle SIIC ( Società immobiliari quotate in borsa, che sono state formate grazie alle case vendute dagli Enti, banche comprese, ma soprattutto a quelle razziate dai debitori insolventi verso Banche e Fisco ). Niente di nuovo sotto il sole, mai a quanto pare! Torniamo all'Impero Romano, gli sconvolgimenti operatisi nella società portarono a dei cambiamenti politici: il Senato un tempo composto esclusivamente di Quiriti, ora contiene i latifondisti, la nuova classe dirigente soppianta la vecchia, ma non ha tradizione né cultura di governo e si trova a governare su quelli stessi che ha depredato, i risultati sono disastrosi in ogni campo. Seneca scriveva: " Noi moriamo ogni giorno, infatti ogni giorno ci è tolta una parte della vita.." cominciamo a capirlo. E si accumulavano capitali, terre, schiavi. Ci si imbolsi' nel lusso e nelle mollezze proprio quando gli schiavi tantissimi e scontenti divennero meno produttivi e le spese per l'esercito che doveva difendere iil bolso impero, divenivano insostenibili, assorbivano fino al 60% delle entrate tributarie, mancava l'equilibrio nei conti. La storia si ripete, ma mai identica, ogni ricorso si svolge su un altro livello, noi non siamo crescitui, i nostri confini sono stabili, ma abbiamo il disequilibrio a causa di un esercito enorme e famelico, noi abbiamo il disequilibrio perché molto del ricavato del fisco va all'esercito infinito dei burocrati capitanati da pasciutissimi super burocrati.. una rovina economica che si accompagna, come ai tempi dell'impero col decadere dei costumi, col malaffare, con l'infelicità del vivere. Comunque l'Impero non stava meglio di noi, anche loro dovevano anche coprire il costo della manutenzione delle città e soprattutto dei giochi per tener tranquillo il popolo, scrive a questo proposito lo storico inglese Peter Brown: "la storia dell'impero romano è la storia del modo in cui il dieci per cento della popolazione, che viveva nelle città e ha lasciato la sua impronta sul corso della civiltà europea, si nutriva alle spalle del rimanente novanta per cento che lavorava la terra" . Non poteva durare, e non durò. « Gli uomini prima sentono il necessario; dipoi badano all'utile; appresso avvertiscono il comodo; più innanzi si dilettano nel piacere; quindi si dissolvono nel lusso; e finalmente impazzano in istrapazzar di sostanze » ( G.B. Vico )
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