Leggere & Scrivere Poesie per il mese di Maggio 2011

Scritto da Marista Urru   
mercoledì 27 aprile 2011

Peonia erbacea



















tra i fiori che si scuriscono
la bianca peonia
cattura la luna

Kato Gyodai

 



Maggio mese di feste , sagre, fiori, un inno alla natura benigna, se non fosse che c'è l'uomo, per il quale il fato non sempre è benigno e men che mai sembra esserlo di questi tempi. Riguardando le poesie che avevo man mano ricercato, mi sono resa conto che son poesie che  mediamente esprimono il dolore del vivere, la reazione dell'animo a quel dolore, ma anche la solitudine  dell'uomo occidentale. Per questo ho aggiunto in appendice alcune poesie di nativi americani che sembrano vivere diversamente le avversità, anche grazie al forte sentimento di unione con la natura


Autori: E. Maizza, Giovanna Capucci, R. Castronuovo, R. Tagore, Luzi, Nativi



LA PAURA

... L'uomo e la sua paura,
l'uomo e la sua carne matta.
La notte gli piange dentro
come una madre addolorata:
l'uomo ha paura della sua anima dannata.

Al sapiente che interroga le stelle
rispondono i macigni della valle.
Nessuno conosce a memoria la sua sorte:
chi tenta le strade degli altopiani
batte il tamburo degli anni con le mani...

Enzo Maizza da Il mantello di sabbia

 

 

Pronunciavo il tuo nome
modulando la voce
come una canzone,
intrecciandolo al mio
indissolubilmente.
Ora ti chiamo
con il batticuore
il panico impagliato
nella mente.
La carezza del vento
mormora lieve
una preghiera.
La vita effimera fugge
nel breve lampeggiare
di una sfida,
nel testacoda
dell'indifferenza.
Mobile
quando tutto è fermo
immobile
quando tutto si muove.
         Giovanna Capucci
 
Da Effimera (Mobydick, 2007)

 

 

Partenza

Ho fatto il pieno di sole
e intenso verde
dalla tarda pimavera;
acque terse, cieli azzurri
sorrisi e inviti

porto con me dolcezze,
poesia
nella nebbia del nord

ho visto piangere mia madre;
non mi ha guardato in faccia,
così si fa con i traditori.

R. Castronuovo

 

Un posto in mezzo a tutti

Guardo la folla dei fratelli e chiedo
un posto in mezzo a tutti,
dove non c’è poltrona da pagare
né segno alcuno di separazione,
dove né onore c’è né disonore :
un posto in mezzo a tutti.

Dove non sono maschere né veli
e ognuno vede il volto del fratello
nella sua verità :
dove il « mio » non esiste
né regna l’egoismo ;
dove altissimo il dono del Signore
ricolmerà ogni cuore.

Guardo la folla dei fratelli e chiedo
un posto in mezzo a tutti

Rabindranath Tagore

 

Ridotto a me stesso?

Ridotto a me stesso?
Morto l'interlocutore?
O morto io,
l'altro su di me
padrone del campo, l'altro,
universo, parificatore...
o no,
niente di questo:
il silenzio raggiante
dell'amore pieno,
della piena incarnazione
anticipato da un lampo? -
penso
se è pensare questo
e non opera di sonno
nella pausa solare
del tumulto di adesso...

Luzi


 

SONO ANDATO...
Sono andato
alla fine della terra
sono andato
alla fine delle acque,
sono andato
alla fine del cielo
sono andato
alla fine delle montagne:
Non ho trovato nessuno
che non fosse mio amico

 (Navajo)


L'indiano e le altre creature
che erano nate qui e che qui vivevano,
avevano una madre comune: la terra.
Egli era imparentato con tutto ciò che vive
e riconosceva a tutte le creature
gli stessi diritti come a se stesso.
Quanto era legato alla terra,
egli l'amava e l'ammirava.

Orso in Piedi


 

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