Fondazioni Bancarie No IMU in quanto enti benefici,cosa sono davvero? Il conflitto di interessi |
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Scritto da Marista Urru | |||||||||
mercoledì 04 aprile 2012 | |||||||||
Fondazioni di origine Bancaria: un potere enorme, controllano di fatto le Banche.
Il Senatore della Idv Elio Lannutti ,
Presidente Adusbef ha presentato un emendamento al dl fiscale per
introdurre il pagamento dell'Imu da parte delle fondazioni
bancarie Per parte mia ( ndr ) il Governo con questa decisione esplicita tutto il suo conflitto di interessi rispetto al popolo italiano messo in ginocchio da una crisi di origine usurario- bancaria, dimostrando ancora una volta di esser “prono agli interessi dei banchieri” In breve cerchiamo di capire cosa sono ad a chi sono utili le Fondazioni bancarie da questo interessantissimo articolo di Gennaro Barbieri. Le Fondazioni bancarie costituiscono un complesso punto di contatto tra potere politico e sistema creditizio. . Esse furono istituite nel 1990 con la legge-delega Amato-Carli, che rispondeva all’esigenza di sottrarre le banche italiane dal controllo pubblico per ricollocarle integralmente sul mercato, quotarle in Borsa e renderle allettanti per gli investitori stranieri. Gli istituti creditizi italiani, che sino a quel momento erano istituti di diritto pubblico, furono quindi trasformati in società per azioni, mentre per le casse di risparmio si adottò la via delle scorporo dalle aziende bancarie e fu sancita la loro trasformazione in Fondazioni. Quest’ultime assunsero la configurazione di holding pubbliche che detengono il pacchetto di controllo della banca partecipata senza tuttavia poter realizzare alcun tipo di attività bancaria: per esse vige il divieto di esercitare fini di lucro. L’azione delle Fondazioni bancarie ruota intorno ad un organo fondamentale, chiamato d’indirizzo (conosciuto anche come consiglio generale, comitato d’indirizzo o commissione centrale di beneficenza). In esso sono concentrati i poteri principali come l’approvazione e la modifica dello statuto, la nomina e la revoca dei componenti degli altri organi, l’approvazione del bilancio e le scelte strategiche. La sua composizione è caratterizzata da una prevalenza di membri espressi dagli enti del territorio (tranne la Regione) in cui sorge la Fondazione. In sostanza, istituzioni come Comuni e Province giocano un ruolo essenziale per la struttura gestionale delle Fondazioni. Il quadro che ne deriva evidenzia quindi una complessa ragnatela di poteri. Poiché le banche sono controllate da alcune fondazioni di riferimento, di conseguenza il ruolo degli enti territoriali risulta determinante anche per la definizione degli assetti negli istituti di credito. Si consideri inoltre il peso esercitato dalle Fondazioni in due colossi bancari italiani: in Intesa-Sanpaolo il 9,8% è in possesso della Compagnia di San Paolo, il 4,6% di Cariplo e il 4,1% della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, mentre in Unicredit il 4,6% è detenuto da Cariverona e il 3,6% dalla Cassa di Risparmio di Torino.
Il passaggio cruciale è quindi, ancora una volta, rappresentato dal rapporto che intercorre tra la politica e i poteri finanziari. Le banche italiane, rispetto agli istituti creditizi degli altri Paesi, hanno mostrato una discreta tenuta. Tuttavia, nonostante la crisi che sta falcidiando l’industria italiana, sono impegnate principalmente in operazioni finanziarie di intermediazione tra titoli, mentre lesinano l’erogazione del credito ad imprese e famiglie. Le amministrazioni locali, tramite le Fondazioni, potrebbero cercare di ristabilire il controllo della sfera politica su quella finanziaria. Tuttavia il quadro è desolante e la situazione attuale lascia presagire ben altri esiti: la politica continua a genuflettersi dinanzi il mondo della finanza.
Gennaro Barbieri
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