Le tre teste della Troika parte I

Scritto da Marista Urru   
luned́ 15 luglio 2013

barroso lagarde draghiDal sito L'antitroika

Tre organizzazioni internazionali stanno distruggendo la democrazia ed il benessere in Europa

di Chris Richmond-Nzi



In un momento di crescente crisi, il dibattito politico si è allontanato in modo colpevole da alcuni punti di riferimento tecnici, necessari per permettere ad i cittadini di poter esercitare il proprio potere sovrano. L’ordinamento comunitario e quello internazionale, che influenzano oggi direttamente ed indirettamente tutte le scelte delle autorità governative territoriali, vengono spesso citati a sproposito e senza mai chiarire la loro autorità normativa ed il loro reale funzionamento.



La società internazionale, fondatasi dalla transizione degli Stati patrimoniali feudali in pluralità di monarchie, è composta da Stati sovrani che cooperano e gestiscono le questioni di comune interesse. Per imprimere maggiore impronta al processo d’integrazione economica, sociale e culturale, la società internazionale ha ritenuto opportuno dover creare con una carta o con uno statuto, enti denominati organizzazioni internazionali, organizzazioni intergovernative o istituzioni della cooperazione internazionale, dando loro la capacità di prendere parte ad accordi tra loro stessi e con gli Stati, in quanto membri della società internazionale stessa.
In questo modo, anche le organizzazioni internazionali hanno potuto stipulare, con l’uso del diritto internazionale, accordi volti a creare ulteriori organizzazioni internazionali con specifici compiti ed obiettivi predisposti dallo statuto istitutivo, che non necessariamente devono essere in linea con quelli degli Stati sovrani.
Le principali fonti usate per la creazione di norme giuridiche nella società internazionale sono l’accordo e la consuetudine. L’accordo, denominato anche patto, trattato o convenzione, è una chiara manifestazione di volontà da parte di due o più membri dalla quale scaturisce un accordo scritto e vincolante soltanto per le parti contraenti, impegnando così i membri contraenti a rispettare reciproci obblighi e diritti. La consuetudine invece, è una norma vincolante per tutti i membri della società internazionale, anche per chi non partecipa alla sua formazione; frutto di un ripetuto comportamento posto in essere da un sostanziale gruppo di Stati sovrani, la consuetudine viene creata dalla convinzione che tale prassi sia effettivamente parte del diritto vigente, diventando così una norma riconosciuta ed accettata dalla società come non derogabile.
Qualora uno Stato della società dovesse rifiutare di adeguarsi ad una norma basata sulla consuetudine e gli altri membri della società dovessero protestare nei confronti di tale atteggiamento, isolando di fatto lo Stato obiettore, per non commettere illecito tale Stato deve considerarsi obbligato ad adeguarsi alla normativa vigente; se anziché protestare, gli altri membri dovessero accettare o tollerare il comportamento dello Stato obiettore, ammetterebbero che tale norma possa subire un’eccezione a beneficio dello Stato obiettore. Qualora invece l’obiezione provenisse da un gruppo di Stati e tale prassi si diffondesse in un consistente numero di Stati, la società internazionale si troverebbe di fronte ad un comportamento idoneo che potrebbe modificare o abrogare la prassi in vigore precedentemente. Pertanto, sono gli Stati membri della comunità internazionale che producono le norme del diritto internazionale a seconda delle loro volontà, dei loro comportamenti e delle loro convinzioni.


Dopo la prima guerra mondiale, gli Stati sovrani della società internazionale hanno istituito una fitta rete di organizzazioni internazionali volte ad imprimere una maggiore cooperazione tra le varie aree geopolitiche del mondo. Rinunciando in modo consenziente alla gestione di determinate questioni di carattere transnazionale ed internazionale delegando di fatto le organizzazioni internazionali di occuparsi in nome e per conto loro di tali fenomeni, gli Stati sovrani hanno coscientemente voluto auto-vincolarsi con degli obblighi derivanti dalla volontà di appartenere all’ordinamento giuridico internazionale e di conseguenza, auto-imporsi una serie di ampi vincoli. Con la fine della seconda guerra mondiale, il processo di creazione delle organizzazioni internazionali è stato radicalmente intensificato, inglobando diversi settori fondamentali della società internazionale. Sono state create varie organizzazioni internazionali con diversi scopi: da quelli generali a quelli politici passando da quelli culturali a quelli sociali, sino a quelli militari. Il risultato ottenuto è stato la creazione delle Nazioni Unite, della FAO, dell’UNESCO e della NATO.
Il Fondo Monetario Internazionale, creato volontariamente dagli Stati membri sovrani per gli Stati membri sovrani, è uno dei membri che compongono il trino denominato Troika, il terno più temuto del “Trio Tenerezza” nella Città di Dio. Nel 1957, a seguito di un’inevitabile dipendenza da parte degli Stati sovrani nei confronti delle organizzazioni internazionali fu creata la Comunità europea, primo pilastro e precursore dell’organizzazione internazionale regionale denominata Unione europea, ente Inter-governativo e sovranazionale il quale, schierando la Commissione europea e la Banca centrale europea, completa il trino della Troika, emblema della dottrina del sistema economico capitalistico emerso con la dissoluzione del blocco sovietico come unico e supremo regolatore di tutti i rapporti della società internazionale.
In questo contesto d'interdipendenza creatosi, dicono falsità quei politici che vedono nell'uscita dall'euro l'unica possibilità di salvezza, perché anche senza l’euro, la troika continuerebbe ad esistere. L’Italia, come gli altri Stati sovrani parte della società internazionale, dovrebbe anzitutto evitare di affermare, tramite la sua Costituzione, di «consentire limitazioni di sovranità necessarie» e dovrebbe soprattutto evitare di «promuovere e favorire le organizzazioni internazionali», sempre secondo la sua Costituzione.

Tra le numerose organizzazioni internazionali create dopo la seconda guerra mondiale, esistono anche quelle con uno scopo regionale ed economico. Le organizzazioni internazionali con impronta regionale sono formate esclusivamente da Stati sovrani che appartengono ad una determinata area geografica o geo-politica. Tra questa categoria si trovano organizzazioni internazionali come l’Organizzazione degli Stati africani e la Lega degli Stati arabi, mentre nel 1949, con il Trattato di Londra, per promuovere la democrazia, i diritti dell’uomo, l’identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa, è stato creato il Consiglio d’Europa, organizzazione internazionale con obiettivi regionali i cui poteri vennero nel 2005 estesi, dandole competenze per lo sviluppo della cooperazione con le altre organizzazioni internazionali e per combattere il terrorismo, rafforzando così la sicurezza dei cittadini europei.
Con la conferenza di Bretton Woods nel 1944 ed i relativi accordi stipulati invece, la comunità internazionale decise di istituire delle organizzazioni internazionali con scopi puramente economici destinati a regolare la politica monetaria, relazioni commerciali e finanziarie della società internazionale incluse. Vennero così create la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo, detta anche Banca mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale.
Il Fondo Monetario Internazionale è stato sì istituito dalla società per promuovere la cooperazione monetaria internazionale, facilitare l’espansione del commercio mondiale, contribuire al raggiungimento di alti livelli di occupazione e del reddito ed evitare svalutazioni competitive, ma i compiti di maggiore rilevanza che attualmente svolge sono di assicurare e sorvegliare che le politiche economiche intraprese dagli Stati membri mantengano l’equilibrio del sistema monetario internazionale, assistere mediante consulenza gli Stati in difficoltà nel bilanciare i loro pagamenti e quello di mettere a disposizione degli Stati sovrani risorse per correggere i loro squilibri macroeconomici. 

Senza dubbio l’evoluzione delle norme del diritto internazionale ha avuto un ruolo fondamentale nell'accelerare quel processo di crescita dell’integrazione economica, sociale e culturale chiamato globalizzazione, ed anche se oggi le organizzazioni internazionali hanno il potere di adottare atti vincolanti per gli Stati membri senza che questi ne diano il consenso, non bisogna dimenticare che l’organizzazione internazionale è pur sempre un ente voluto e creato dagli Stati sovrani, ed il suo potere normativo esiste solo nei limiti a lui conferiti dagli Stati sovrani mediante la stipulazione del loro atto istitutivo.
Il processo di cooperazione, d’integrazione e di globalizzazione in atto è stato ampiamente rodato, ed attualmente le organizzazioni internazionali intergovernative create hanno superato il numero degli Stati sovrani membri della società internazionale. La rete d’interdipendenza è talmente vasta e fitta che non è ammissibile anche solamente pensare di dibattere sulla permanenza o la recessione dalla zona euro senza prendere in considerazione l’effettiva natura della tempesta economico-finanziaria in atto. Non provvedere a modificare la struttura principale che –regge– la società internazionale nel suo complesso e pensare di trovare un rimedio proponendo un’eventuale soluzione regionale, significherebbe non riconoscere la supremazia del diritto che regola e gestisce l’ordinamento giuridico della società internazionale posto in essere con la volontà, i comportamenti e le convinzioni degli Stati sovrani. Significherebbe inoltre e soprattutto ridimensionare l’importanza e la centralità delle competenze ed i relativi obiettivi volontariamente affidati dagli Stati sovrani alle varie organizzazioni internazionali attraverso l’istituzione dei loro statuti.
Uno dei problemi fondamentali è che «gli Stati membri della comunità internazionale, considerando l’importanza fondamentale degli accordi quale fonte di diritto internazionale e quale mezzo per sviluppare la collaborazione fra le Nazioni, affermano che le norme del diritto internazionale consuetudinario continueranno a regolare le questioni non disciplinate dalle disposizioni» della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati. Ciò significa che Stati membri della società, nel momento in cui producono, accertano ed attuano coercitivamente il diritto internazionale direttamente o indirettamente, tramite le organizzazioni internazionali, di cui sono effettivamente sia parte che proprietari e, nel momento in cui rendono le norme internazionali da loro create, applicabili all'interno dei propri ordinamenti giuridici interni, non sono complici, ma coscienti colpevoli del meccanismo in atto.


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