Cina contro Tibet:la Cina, un grandepaese reso spiritualmente nano da un regime totalitario |
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Scritto da Marista Urru | ||||||||
luned́ 17 dicembre 2007 | ||||||||
Cina contro Tibet : la
Cina è un grande paese reso spiritualmente
nano da un regime totalitario che ha paura di un piccolo paese spiritualmente e culturalmente grande, e da qui la necessità da parte dei cinesi di distruggere la cultura tibetana , ma
quale è la spiegazione che giustifichi che Italiani vadano contro contro Italiani, tanto da volerne condizionare e distruggere la cultura, seppellire i ricordi e le tradizioni? Quale demone si è impadronito di una parte di noi tanto da fargli quasi odiare e comunque disprezzare il proprio paese, sino a rinnegarne le radici?
«La comunità tibetana - ha aggiunto Il 14esimo capo spirituale tibetano - ha un'attitudine mentale di compassione e questa eredità culturale è di grande utilità a livello internazionale perché può contribuire all'armonia dell'intera comunità
Certo in Italia saremo in molti, spero anzi in moltissimi a sentirci vicini e ad attivarci per il popolo tibetano, non lo abbandoneremo . Come potremmo? Oltre tutto possiamo capire il timore , l’apprensione e la “irritazione” per la pretesa dei comunisti cinesi che i tibetani abbandonino ed abiurino alle proprie radici culturali, che dimentichino la propria storia ; noi anche se non siamo perseguitati , se ufficialmente veniamo da 50 anni di pace, in realtà in questi 50 anni abbiamo subito una continua guerra civile subdola e strisciante, che ha escluso una grossa parte dei cittadini da posti di lavoro, attività, aiuti, premi e riconoscimenti, nonchè da finanziamenti pubblici e che ha contenuto in se anche una sistematica lotta alla cultura , alle abitudini, alla identità di nazione. Per chi aveva quel minimo di lucidità per capire, non è stato facile, per niente. Mi rendo conto che la lotta alla cultura tibetana da parte della Cina è feroce, e che sembra folle rapportare il Tibet all’Italia..ma mutatis mutandis, anche l’Italia soffre perché da decenni il popolo italiano è sottoposto ad una subdola lotta per soffocarne, distruggerne l’identità culturale e storica. Ora effettivamente il Tibet viene perseguitato da un altro Paese e noi no. Ma in ultima analisi , nel dramma tibetano qualcosa di positivo c’è rispetto al nostro dramma misconosciuto, lì sono i Cinesi, cioè un popolo invasore, che vogliono distruggere la cultura e l’identità di un paese minuscolo colpevole di esser culturalmente superiore e quindi avvertito come un pericolo, e questa coscienza fa si che naturalmente si creino in Tibet con la consapevolezza anche gli anticorpi. In Italia invece la consapevolezza è mancata e manca, siamo come un corpo gravemente malato, che non avverte di stare male, ma il male è davvero grave: è come un cancro subdolo e nascosto che agisce nell’ombra, e quando te ne accorgi è troppo tardi. La malattia, la lotta, è venuta dall’interno, e se come pure alcuni dicono c’erano degli agit prop da stati esteri, fosse anche vero, non conta perchè non si è visto o non lo si è voluto vedere o lo si è sottovalutato o peggio lo si è tenuto nascosto per avidità o per ” tirare a campare”.
E’ ormai evidente anche all’estero il nostro decadimento culturale; d’altra parte una scuola che non insegna, ma
indottrina, una Università distrutta dalle ideologie là dove appariva più utile intrufolarle , una lotta un odio di classe pervasivo e tenuto sempre desto e vivo , anche a costo di sparger bugie indegne, hanno prodotto il loro nefasto effetto.
Un popolo che non è libero, un popolo con un baco simile, che cultura puo' esprimere? Una cultura "politicamente corretta" che per imporsi ha bisogno di soffocare le radici e la vecchia cultura , i valori di quel popolo : una non -cultura quella che si sviluppa secondo schemi prefissati, escludendo quel che agli "eletti" non piace o meglio, non serve.
Quindi normale che ai giorni nostri il NYT possa affermare senza che possiamo smentirlo che " il
malessere degli italiani si estende anche all’arte , non ci sono più i
Fellini, i Rossellini, le Loren.
Ci hanno scientemente divisi, una parte odia e combatte l'altra, ne è derivata una società malata e spenta, culturalmente e spiritualmente povera. Il fatto che gli uni non portino agli altri il rispetto e che la condivisione dei fini manchi totalmente, comporta che nei siamo una società debole, siamo schiavi di una pletora di personaggi che altrove non riceverebbero tanto potere e credibilità : Banchieri, Finanzieri d'assalto, Capitalisti, Sindacalisti, raccomandati di ogni specie e grado, Lobby, fino a mafie , camorre e burocrazie .. tutti prosperano impuniti meno una fetta consistente di Italiani, esclusi a prescindere.
Questo il frutto dell'odio e delle divisioni, questa la grande differenza tra noi ed altri popoli , dovremmo prendere a esempio il grande, unito popolo tibetano che lotta per mantenere la propria identità e la propria cultura, mentre noi la nostra... l'abbiamo buttata al vento. Dovremmo ritrovare l'orgoglio di essere noi, Italiani con la sciarpa e non la kefiah, coi capelli al vento e non il velo, con la nostra cultura secolare, i nostri scrittori e poeti, tutti, senza "epurazioni di fatto" , la nostra religione, se così sentiamo, con Babbo Natale, se così ci piace, il Presepe o Gesù bambino, le nostre tradizioni, le nostre festività, insomma la nostra storia tutta e non moncata e vilipesa, e la nostra cultura dovrebbe avere un unico limite : essere rispettosa delle altre culture, delle altrui sensibilità, senza per questo annullarsi come invece alcuni ancora dissennatamente trasportati dall'odio, vorrebbero
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