Incontro con un amico

Scritto da Marista Urru   
luned́ 15 settembre 2008

Ho esitato molto prima di metter per iscritto in incontro con  quello che considero un amico e che  non è una persona nel senso comune del termine, ma che debbo evidentemente considerare come una proiezione creata dalla mia mente.

E’ accaduto diversi anni fa: era un caldo ed afoso  tardo pomeriggio di inizio estate, ero qui nella casa al mare,  si era di giugno e l’aria era pesante tanto da far fatica a respirare. Rimuginavo i miei problemi e l’irritazione cresceva, quindi decisi di uscire dall’ozio intriso di pensieri penosi e  mi apprestai a preparare una buca dove piantare una rinsecchita talea di rosmarino. Ero molto concentrata nel mio lavoro, reso particolarmente difficile dalla natura arida e dura del mio terreno, quando ebbi la improvvisa percezione di una presenza .

 

Alzai lo sguardo: ero inginocchiata sul terreno, e percepii una macchia  azzurrastra a circa 1 metro da me, alzarsi dal terreno per  materializzarsi in una tutina azzurra e poi man  mano “arricchirsi “ di braccia e  testa. Debbo dire che  incredibilmente non provavo né meraviglia  né paura, mi dissi  invece con fredda lucidità che poteva forse essere un sogno, mi toccai il braccio, mi guardai le mani sporche di terra.. non sembrava di star sognando, arrivai a darmi un pizzicotto sul braccio, quindi mi arresi e  guardai con curiosità  l’inaspettato visitatore: era piccolo e un po’ scuro di pelle, “un bambino con  lo sguardo  da adulto”, pensai e notai che era accigliato, guardava oltre le mie spalle e pareva preoccupato ed anche triste. Poi d’improvviso mi fornii la spiegazione  che al momento mi parve logica : “ho davanti a me uno gnomo..”, mi sentii eccitata, e fu a quel momento che  volse lo sguardo corrucciato verso di me e  a modo suo comunicò con me, nel senso che sentii, o meglio credetti di percepire il suo pensiero, mi invitava a piantare il rosmarino poco più in là, tra due sassi.

Mi venne  da ridere: che razza di giardiniere! Lo osservai bene cercando di imprimermelo nella memoria e con disappunto vidi le sue gambette diradarsi.. sparire come anni dopo vidi nei film fare agli ologrammi, o meglio come il gatto di Alice .. una sensazione stranissima, un leggero senso di panico mi prese a  veder alla fine  restare  un abbozzo di viso sovrastato da  due occhi severi mentre nella mente  un pensiero come lontano mi rassicurava che sarebbe tornato, come poi in effetti accadde diverse volte.

Esaurito il fenomeno, mi affrettai  a piantare alla bella e meglio la pianticella  fra i due sassi, sicura che non sarebbe sopravvissuta, era l’anno  1983 ed è ancora la,  e spesso mi chiedo come ce la faccia a campare. Comunque, rimasta sola, ebbi paura per il mio equilibrio mentale, infatti corsi presto da un medico, come racconto nella sezione di  parapsicologia, lì fui rassicurata sulle mie facoltà mentali ed invitata a non pensarci più, cosa che regolarmente feci fino al nuovo incontro.

Cosa mi rimase al momento da questa strana visita? Molto, molto più di quanto  credessi da subito. Pian piano  mi tornarono  alla mente  ricordi dell’infanzia, di bambini visti solo da me,  l’amore  e l’empatia, non so come altro chiamarla, che ragazzina provavo per le piante oltre che per gli animali del giardino;  in realtà niente che non potesse razionalmente spiegarsi con l’effetto dell’esser una figlia unica molto sola, dotata di fantasia ed amante della natura come lo può esser una bambina cui è stato insegnato il rispetto per piante, animali e persone fin da piccolissima.

Accantonai presto il tutto, presa dalla fatica del vivere. Ma proprio poco prima che la fatica del vivere diventasse un pondo davvero grosso, il mio amico tornò, solo che questa volta ero nella casa di Roma. Ma questo sarà oggetto se mai di un  altro post.

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