Svezia in imbarazzo nella biblioteca reale riviste pedopornografiche |
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Scritto da Marista Urru | ||||||||
venerd́ 23 gennaio 2009 | ||||||||
Che in Svezia fossero disinvolti in fatto di costumi, lo si sapeva e non scandalizzava ormai da tempo più, ma che addirittura in una ubriacatura di permessivismo e di ansia di avanguardismo fossero arrivati a collezionare nella biblioteca reale scaffalate di testi pedopornografici e riviste e porcherie dal titolo eloquente tipo : Bambino e Lolita, Teeangels e simili amene zozzate non me lo sarei mai aspettato e scoprire solo ora nella mia ignoranza che nel 71 in questo Paese, portato infinite volte dalla nostra intellighenzia ad esempio di illuminatezza, uscì una legge che legalizzava ogni materiale pornografico e dichiarava che non era proibito riprodurre scene violente in cui comparissero bambini, animali o ogni essere vivente, tanto che nel 1976 si prese in seria considerazione la possibilità di decriminalizzare l’incesto, mi rafforza nella convinzione della necessità di osservare con occhio attento il mondo che ci circonda, la mondezza contrabbandata per cultura deve essere chiamata col suo nome, senza infingimenti o timore di esser fatti passare per rozzi o bigotti. Comunque per tornare alla Svezia, la portavoce della biblioteca, Sara Bengtzon, ha cercato di difendere la prestigiosa istituzione culturale ed ha precisato che possono prendere visione delle «riviste più ambigue» solo «ricercatori, giornalisti e altre persone che dimostrano un'alta credibilità». E questa precisazione che ci richiama al sacro fuoco della cultura, non può che turarci la bocca! Io povera borghese niente affatto colta e non usa al turismo colto che ipocritamente ammanta di lirismo troppo spesso quello che altro non è che sporca pedofilia, come ho potuto leggere diverse volte in testi di "lluminati santini " della nostra famosa cricca simil cultural girotondante, ritengo con miserevole e borghesissimo buon senso che infine la via diretta, il pane al pane ed il vino al vino sembrano la via migliore, nel senso che anche il più fine intellettuale, se scrive una pagina di “fine erotismo il cui soggetto è un bimbo od animale o tutti e due insieme e simili amene porcate, deve esser definito come colui che ha scritto niente di più che una ben confezionata porcata e questo valga per chiunque.
So bene che non ci libereremo
della mondezza, che sempre è esistita e
sempre esisterà quale lato oscuro di certe anime, per così dire, ma almeno ci libereremo della ipocrisia se
chiamereme le cose con il loro nome, e se ci contrabbandano una lurida porcata
come “opera d’arte”, dobbiamo avere il
coraggio di dirlo senza anatemi e senza acrimonia, semplicemente chiamando m.. da la m.. da e arte quel che davvero è arte. Quelli che coprono l’amore per le porcate con la scusa della “provocazione” che si satollino pure dell’amato fango, ma noi per favore chiamiamolo col suo nome senza sottostare a queste stupide finzioni, nel campo delle espressioni artistiche tutte, ivi compresi i film troppo intelligenti o troppo poco intelligenti, visto che in luridume spesso i due generi si equivalgono miserevolmente . Questo non per esser bacchettoni, chè chi ama il fango, per me ci si voltoli pure, e se la veda con le leggi , ma per smetterla con questa confusa marmellata che impedisce la comprensione del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto, del sano e del malsano in un coro beota e conformista che rischia di legittimare le peggiori porcherie e solleticazioni contrabbandate come cultura. Facciamo infine un minimo di chiarezza e cominciamo dal lessico, ogni cosa chiamiamola col suo nome, senza infingimenti e senza isterismi , ma.. pacatamente, serenamente, noi si sereni e pacati nella consapevolezza di esser nel giusto
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