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E venne il fantasma: racconto breve di vita vera PDF Stampa E-mail

Scritto da Marista Urru   
venerdì 08 maggio 2009






















 

Ero  muta  dal dolore,  ormai  impotente, gli occhi sbarrati nella penombra dell'ospedale: stava morendo una persona a me cara.

 E  venne Lei, solo una piccola suora, bianco vestita, pallida  e decisa, con due occhi color del mare colmi di dolore,    spuntò  silenziosa dal buio del corridoio, mi abbracciò , mi carezzò lieve e materna, mi consigliò su come alleviare il dolore alla persona ammalata. 

Da allora venne ogni notte a lenire l'angoscia di una figlia,  a portare sollievo.  Mi raccontò in breve  la sua vita,  disse di chiamarsi Suor Tarcisia, mi parlò della sua famiglia, della povertà , dei campi che amava. Aveva un gran mazzo di chiavi appese alla cinta ,  veniva  a notte fonda,  restava fino all'alba;  parlavamo e  mi dava forza,  spiegava i perchè,  il perdono, la gioia, il dolore, la vita, la morte,  la speranza. Mi perdevo nell'azzurro dei suoi occhi , limpidi e colmi di amore.

Poi una notte  suor Tarcisia  venne più tardi del solito, era  seria e un po' brusca: " figlia mia, d'ora in poi devi  andare avanti da sola, non posso venire più,  vedrai, sarai brava, ormai ti ho detto tutto. Una ultima carezza rapida, una ombra di sorriso , si girò rapida e silenziosa , mi parve un poco curva , chi sa, sparì  nel buio di un corridoio laterale che poi  risultò essere stato chiuso da tempo.  Mi è rimasto  il suo amore ed un mistero : seppi  poi dalle suore infermiere  pallide ed agitate al mio racconto, che suor Tarcisia era morta tanti anni prima ancora giovane e che  effettivamente  quel corridoio che mi sembrava di vedere nella penombra della notte, un tempo era aperto e davvero come la suora mi aveva detto, portava  allora alla maternità che  poi era stata spostata ad altro piano.
 Tutte le notti infatti capivo che suor Tarcisia stava per arrivare perchè sentivo il pianto dei neonati in lontananza, "i miei bambini" li chiamava, "le mie stelle".    Chi sa, ancora a volte mi chiedo perchè ha scelto di aiutare proprio me.



Non calpestare i ricordi



Sussura il vento. Caldo e indolente

con il  suo carico di ricordi sale

dalla valle, reca   incerti e tremuli fantasmi,

luci lontane  immerse nel buio della memoria.

Sussurra e testardo trascina i suoi doni,

deciso li sparge   sotto il prugno insieme con 

i petali strappati alle  rose,  fra le viole e  nasturzi:

qua un sorriso, là uno sguardo, più vicino

un canto, ovunque  racconti e parole  incerte e dolenti;

cammino pian piano sul prato per non calpestare i ricordi.

Sussurra e soffia dal mare odore di sale e di mirti fioriti, e

dal porto  l'eco di una sirena insiste il suo richiamo lamentoso.

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