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Scritto da Marista Urru   
martedì 10 maggio 2011

Giulio Cesare

La maggior parte degli italiani sdegna la verità degli altri.

Le verità degli altri, le tante verità di tutti gli altri per molti italiani non contano, vengono subito classificate come invidia, goffa e malaugurata critica, e catalogate come distorsione dei fatti.

In parte ciò è vero.

La vulnerabilità sociale delle Società è palese a tutti e ci vogliono ben più che frasi fatte e squilli di tromba, per consolidarne le infrastrutture, per far questo ci vuole rispetto degli altri, considerazione delle necessità e dei diritti del prossimo, sincerità verso se stessi.

Bisogna insomma avere il coraggio di usare il proprio cervello e non cadere nella tentazione di saltare sul carro del più forte o di chi per quale ragione poi anche, reputiamo tale.



Oramai la Società Italiana nel corso dei secoli è stata debitamente avvisata dalla Storia su cosa significa arrivare troppo tardi, non essere pronti alle richieste dell’evoluzione Sociale significa sprofondare nel caos, dove ognuno, con il cuore in gola corre come il Cane fino al completo esaurimento delle sue forze dietro alla sua stessa coda.

La caratteristica che porta gli individui a considerarsi qualche cosa di speciale e di eletto e non, come una goccia d’acqua, sia pure con le sue ben definite caratteristiche che la distinguono da tutte le altre ma anche parte indelebile della grande Onda in un oceano di Onde, ha del tragicomico e del narcisismo unico al mondo.

Questa è una malattia, la malattia che scaturisce dalla prospettiva del rospo che voleva diventare un Bue, o del Bue che voleva diventare un elefante, o della spaccapietre che voleva diventare una Montagna.

Alla base dell’idiozia umana troviamo la presuntuosità, vale a dire, l’assoluta certezza di aver ragione e di essere superiore agli altri.

Mentre per gli antichi greci gli “idiotes” erano persone uniche, semplici ma speciali, per gli antichi romani infetti già allora dal virus del Narcisismo e da quel senso di irrazionale superiorità che prima li rese pigri e letargici, e poi vulnerabili alle invasioni di altre civiltà, sicuramente meno colte, gentili e raffinate, magari forse rozze al paragone, ma dannatamente micidiali e distruttrici, così che infine, proprio a causa della loro idiozia in versione latina, furono semplicemente inghiottiti dalla Storia e tutto quello che di loro è rimasto son quattro ruderi e i saggi e gli splendori dei tempi antecedenti la loro idiozia, gli idioti appunto erano i grulli, che vivono nel buio dell’ignoranza.

Che differenza di interpretazione di un termine, non ti pare?

Mentre per gli antichi greci “idiotes” significava essere qualche cosa di speciale e positivo, più tardi per l’antica romana, idiota, quasi a disdegno della Cultura altrui, era sinonimo di ignoranza.

Italico disprezzo per il sapere e la capacita altrui si evidenzia proprio in questa interpretazione del termine “idiotes” positivo per gli antichi greci, negativo nell’antica Roma.

L’intransigenza del pensiero è qualche cosa di spaventoso, di allucinante e di un’arroganza tale da allontanare qualsivoglia forma di dialogo e svolgimento costruttivo del pensiero in sé.

La matrice dell’italico pensiero è presto detta, se non sei italiano non sai, non puoi sapere, e se sei, chi sei, o peggio ancora, chi ti credi di essere?

Il “chi sei” o la forma ancor più negativa e spregevole, “chi ti credi di essere” nasce dal culto del narcisismo, che portò alla scomparsa dell’impero romano e che porterà alla dissoluzione della cultura Italiana e alla sua immersione e comunione con quella islamica, questo, quando nei prossimi decenni il fattore demografico si renderà dolorosamente palese.

In quel momento ci sarà una fusione di culture mediterranee che difficilmente si svolgerà in maniera ordinata e pacifica.

Dove, e questo sia ben chiaro, nessuna delle quali sarà quella di prima.

Nel tutto ora mettici i vari raggruppamenti di clan criminali che “attanagliano” la Società Italiana, tanto per usare termini teatrali di eccelse e lungimiranti tesi che come funghi spuntano oggigiorno dal sottobosco in cerca di applausi e consensi.

Il narcisismo dell’italico pensare sfodera il meglio di se, e biasimando il resto del mondo e le sue molteplici verità, si rinchiude nel suo guscio pieno di presunzioni e di cliché verso Dio e verso i Popoli della Terra e con sdegno e sufficienza, aralda al Mondo il suo ponderato e arguto elucubrato e scaglia i suoi anatemi a destra e a manca.

Miseriaccia nera, che assordante rumor di ferraglia mentale sale ai cieli o scende fin giù negli ultimi scantinati della Terra a rischiare le tetre e ottuse umane menti nei tuguri del mondo.

Spesso, ascoltando le varie interviste televisive, de i vari “idiotes” come Eco o Ruscoli, oppure quelle che i piccoli opportunisti politici come i vari Leoluca Orlando o Buttiglione, concedevano alle varie Iene della tv tedesca, a degli aspidi velenosi come la Sandra Maischberger o quell’altra Belva l’Anne Will, mi domandavo di che cosa si dette eccelsi italiche menti stessero parlando.

Ci volle un poco prima che riuscissi a capire che in fin dei conti costoro, abilmente teleguidati dalle feline (magari ora un po’ sdentate e spelacchiate) della tv Tedesca come senza dubbio lo sono la Maischberger e la Will, non conversavano, non discutevano, non facevano il punto delle loro tesi filosofiche o opinioni politiche, bensì sotto le sapienti sferzate di quelle fantastiche Iene mediatiche, in modo maestrale e capace davano solamente sfoggio della loro primordiale e innata Urdummheit o idiozia versione antica Roma!

Ed erano pure felici e contenti di farlo.



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