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Parpaiola Racconti di mare : La Condor e la Royal Navy una sparatoria inattesa PDF Stampa E-mail

Scritto da Marista Urru   
venerdì 07 ottobre 2011
 


Plymouth baiaLa Capitaneria di Porto a Plymouth aveva assegnato alla Condor un posto alla banchina del Porto Franco, dirimpetto al Porto della Royal Navy, la banchina era tranquilla e commercialmente già da anni in disuso. Uno dei Porti più antichi e Storici dell’Inghilterra era diventato quasi un Museo, come d’altra parte lo era quasi tutta l’antica Città e L’Inghilterra intera.

Plymouth era praticamente tenuto in Vita dalla Marina Militare, e con l’andare degli anni aveva perso quasi completamente anche quel poco di importanza commerciale che aveva acquisito subito dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Verso la fine di quel Novembre in tutta l’Inghilterra vigeva un alto stato di allerta terroristico

 



correvano voci insistenti di prossimi attacchi dell’Ira contro Strutture Navali Inglesi e il Porto di Plymouth era una di quelle strutture militari della Royal Navy.

Quel giorno poi il canale della Manica, come tutto il Golfo della Biscaia e mezzo Nordatlantico, era in balia di uno di quegli Uragani dal Nordest Atlantico che normalmente lasciano dietro a se solo una scia di terrore e di distruzione, e spesso di morte.

Nella Baia, all’ancora e al riparo dal mare in tempesta, c’erano diverse navi, quella mattina, però il traffico di Motovedette era molto intenso, più intenso del solito, e tutte si erano messe attorno ad una nave che, ancorata a circa mezzo miglio da noi, aveva in un modo o nell’altro attirato l’attenzione della Guardia Costiera e della Polizia.

Lo stesso giorno il nostro Agente Portuale, quando venne a bordo come al solito, ci portò un quotidiano locale e ci spiego la ragione di tutto quel trambusto mattutino.

La nave in questione era una nave Tedesca che si era messa alla fonda nella baia, appunto per le estreme condizioni atmosferiche e la pessima condizione del mare; era carica e in viaggio alla volta di Beirut, trasportava pezzi di ricambio, tanti che aveva pure del carico in coperta, il tutto ben assicurato e ben coperto da teli incerati.

Il guaio fu che durante la notte, il vento aveva lacerato i teli incerati e cosi, allo spuntar del giorno la Guardia Costiera si vide una nave ancorata in mezzo la Baia di Plymouth con un bel Cannone Anticarro in Coperta puntato conto il Porto della Royal Navy.

Gli Inglesi non avvezzi a scherzi del genere, mentre l’equipaggio della nave dormiva beato, li abbordarono e svegliarono tutti in malo modo.

L’equivoco fu subito chiarito, il Cannone anticarro era stato certificato inservibile e senza percussore, i documenti di bordo poi assicuravano che l’abominevole pezzo era stato acquistato da un Generale Arabo in Pensione che lo voleva mettere nel suo giardino davanti a casa sua in Giordania.

Anni dopo, per puro caso venni a sapere che gli accessori necessari per rimettere in funzione il grande schioppo erano nascosti tra i pezzi di ricambio in una delle casse in fondo alla stiva, impossibile da raggiungere prima di non avere scaricato tutta la nave.

Quel giorno la vigilanza era stata raddoppiata, e le Motovedette della Guardai Costiera e della Polizia Portuale si davano il cambio in continui giri di ispezione nella baia spazzata e martoriata dal vento che soffiava, senza dar segni di tregua, già dal giorno precedente costante sugli 100 km orari, tanto che verso mezzogiorno la Capitaneria si era vista costretta per ragioni di sicurezza a chiudere il Porto.

Avrebbero potuto benissimo farne a meno tanto, di Mercantili in Partenza o in Arrivo non ce n’erano proprio, c’eravamo solo noi con una nave in avaria perche un dannato fabbro di Paese mi aveva scassato, mentre mi trovavo in Ferie a Rotterdam, il motore principale, e le quattro o cinque navi all’ancora nella Baia, manco se lo sognavano di uscire con un mare ancora in burrasca.

Solo a sera tardi il vento si calmò lasciando un mare talmente scombussolato e mosso che le navi in rada decisero di rimanere ancora una notte all’ancora e riprendere il loro viaggio l’indomani mattina.

Anche se il Porto era in allerta, sembrava che dormisse, solo dalla parte dove si trovava la Royal Navy quella sera, dopo il calar del sole, si accesero più riflettori del solito.

Quelle spade di luce fendevano l’oscurità mettendone a nudo i suoi angoli più bui e nascosti, e niente e nessuno poteva sfuggire al loro sguardo inquisitore.

Verso le tre di quella notte, il vento e il mare si erano calmati e pochi riflettori ancora scrutavano la baia, guardando fuori potevo vedere solo le luci di una singola Motovedetta che pigra girava su e giù .

Il Porto sembrava veramente essersi addormentato, e anch’io dopo che mi era fumato una sigaretta, mentre Luwala dormiva pacifica sul mio sofà, mi rispedii in cuccetta.

La rapidità di reazione delle Forze di vigilanza del Porto mi si svelò un ora dopo in tutta la sua forza, quando venni svegliato da un surreale Concerto di armi da fuoco provenienti dalla nostra nave.

Un simile casino lo avevo esperimentato un paio di volte nel Porto di Beirut, ma mai in Europa.

Il concerto degli irresponsabili lo aprì un fucile a pallettoni Remington che il nostro capitano coraggioso teneva nell’armadio adibito ad Armeria di Bordo.

Al primo assolo si aggiunge lo staccato di un Wincester 30/30 che il temerario barcaiolo teneva assieme alla Fucile Remington in Armeria, non contento di questo, qualcuno dei ragazzi,come se fosse ad una Kermes paesana sforacchiava l’acqua con una Pistola Star spagnola di 9 mm, come se ciò non bastasse, un altro spazzava l’acqua attorno alla nostra Nave con una Mini Uzi israeliana.

Difatti Markus quando non navigava o era altrimenti impegnato si annoiava, allora oltre a quello del bere in modo eccessivo e spropositato, si era aggiudicato anche il pallino delle armi. A bordo si era creato quindi una vera e propria armeria, e ogni tanto con il suo arsenale si divertiva a fare tanti buchi nell’acqua dell’oceano e a foracchiare i vecchi bidoni vuoti di pittura e le bottiglie vuote, le lattine di bibite che uno dei ragazzi durante le traversate, buttava in Mare dalla prua, mentre lui dal Ponte di Navigazione prendeva di mira e affondava con precisi colpi di Winchester, tutto quello che gli capitava a tiro.

La peggio l’avevano i bidoni vuoti dell’olio lubrificate che ogni tanto si accumulavano a Bordo, quelli inesorabilmente venivano ridotti a colabrodo con la Uzi o con il Remington.

Tutto questo però succedeva in mare aperto, e non alle quattro del mattino, proveniente da un Mercantile Olandese ormeggiato a poche centinaia di Metri dalla Base della Royal Navy nel Porto di Plymouth, in una notte chiara e fredda dove i suoni vengono trasportati lontano, e tanto meno, quando mezzo mondo era in stato di allerta per via dei terroristi irlandesi.

Sapevo che Markus la sera prima era ritornato a bordo e aveva invitato l’equipaggio, ad una scampagnata in giro per i vari Pub della Città vecchia, visto che il suo Ufficiale, lo aveva mandato per una settimana in ferie; così mentre tutti erano a Terra, quella sera io avevo declinato l’invito, memore dell’esperienza passata con lui ad Aveiro dove aveva sfasciato un Bar , ma soprattutto perché per nessun motivo o ragione volevo lasciare sola la Nave,per questo ero rimasto a bordo solo con Luwala.

La Banda degli Dei del Mare ritornò a Bordo alla chetichella verso le quattro del mattino, Luwala, conoscendo il timbro dei loro passi, era stata zitta e non mi aveva svegliato, ciò che mi svegliò invece, e pure di brutto, fu la sparatoria che qui cretini inscenarono subito dopo.

Mentre saltavo giù dal letto e mi infilavo i pantaloni, Luwala allarmata era saltata giù dal Sofà e si era piantata ringhiando minacciosa davanti alla porta, nel frattempo in porto si era scatenata l’ira di Dio e noi eravamo davvere nella me..da ,ma davvero fumante, e dentro fino al collo.

In Porto là dove la Royal Navy aveva le sue Navi e il suo Arsenale Bellico, come d’incanto si accesero una decina di potenti riflettori e cominciarono con metodo e accuratezza a rovistare nell’oscurità della Baia, mentre dalla Banchina della Guardia Costiera una dopo l’altre le Motovedette azionavano i loro motori e si sparpagliavano nella Baia, dalla città invece arrivava una lunga fila di luci blu lampeggianti che a sirene spiegate, si stava dirigendo a tutta velocità verso il Porto.

Imperterriti come se tutto ciò non li interessasse, i miei eroi continuavano a sparare, manco fossero in mezzo ad un violento scontro a fuoco, ingaggiati da un nemico invisibile in una crudele battaglia di Vita e di Morte.

La luce del riflettore mi investi quando con Luwala arrivai in coperta e mi ero appena seduto su di una panca fissata accanto al Camino.

Tranquillo, come se fossi solo al mondo con Luwala accovacciata ai miei piedi e ormai per nulla intimorita di tutto quel casino, mi accesi impassibile una sigaretta e aspettai.

Tutti, i riflettori, le Motovedette nella Baia e le Auto della Polizia in Strada cambiarono subito direzione e presero a convergere compatti sulla nave.

Solo allora il concerto notturno delle Armi di Bordo terminò.

Mai in vita mia avevo visto tanta Polizia a bordo, calmi e tranquilli, i poliziotti riunirono l’equipaggio nel Salone del comandate e uno di loro mi prego di accomodarmi con loro.

Chiusi Luwala nella mia cabina e seguii la combriccola dei guerrieri che barcollando si dirigeva verso il salone.

E fu così che mentre quattro poliziotti si misero a contare le scatole di proiettili che Markus custodiva in armeria, altri due incominciarono a trascrivere il numero di Matricola delle Armi e i nominativi degli eroi della notte.

Peter che a malapena stava in piedi, offri loro una birra, e quelli la declinarono, offrì loro un caffè o un the e quelli risposero picche, dicendo che non erano venuti a farci una visitina di cortesia.

Due degli agenti conoscevano la nave, diverse volte li avevo visti pattugliare il Porto e anche fermarsi a parlare stando in Banchina con qualcuno dei ragazzi e con Markus.

Conoscevano la Nnve e i suoi problemi, e conoscevano le memorabili bevute del suo comandante che ormai, proprio per i suoi eccessi e le sue scorribande notturne nei vari Club privati, più o meno legali, era già ben noto a quella parte di Plymouth che non si poteva certo definire socievole.

Solamente per questo la Polizia se la prese con calma, conosceva i suoi polli e sapeva che pur quanto sbronzi e armati fino ai denti, in fondo erano innocui.

>Dannazione Markus, nemmeno in presidio abbiamo tanta munizione come te a Bordo.< Sbottò sorpreso uno degli Agenti quando ebbe finito di contare tutte le scatole di munizione.

>In tutto ci devono essere ancora sulle 600 pallottole e una cinquantina di bossoli per la Remington, < precisò Markus, >a casa mia ne ho molte di più, aggiunse non senza orgoglio.

Esattamente in quel momento, a Bordo arrivò pure un giovane Tenente di Marina con due Uomini di scorta.

Il guerriero piuttosto incazzato e stanco ci guardo uno ad uno, >Lei è quell' uomo che si era seduto sulla panca accanto al camino, con il cane ai suoi piedi e si godeva l’edificante spettacolo, fumandosi una sigaretta, >disse poi guardandomi, con faccia severa.

Io annui taciturno godendomi la scena.

>Mi stia bene a sentire, comandante, il suo equipaggio è ubriaco e spara nella notte come se fosse scoppiata una guerra, e lei non interviene? Permetta che le spieghi una cosa, noi siamo in uno stato di allarme e voi sparate come pazzi in giro, ho dovuto rilevare due uomini che tremavano dalla rabbia e dallo spavento che avete fatto loro prendere, ringraziate Dio che nessuno aveva l’ordine di aprire il fuoco altrimenti non saprei proprio dirle come sarebbe andata a finire.< mi ringhiò in faccia il guerriero stanco vestito di Blu, era dannatamente infuriato e imbestialito.

>Non sono il comandante della nave,< -risposi tranquillo indicando inavvertitamente verso Peter che si era seduto accanto a Markus.

>Posso offrirle una birra,< balbettò Peter vedendosi chiamato in causa.

Il Giovane Tenente, non certo avvezzo a queste cose, si mise le mani in testa e stette li per un paio di secondi immobile in mezzo al salone,poi girò sui tacchi e ordinò ai suoi uomini di seguirlo.

>Più tardi mi serve un vostro rapporto,< disse a uno degli Agenti di Polizia prima di ritornare alla base.

>Questa ti verrà a costare molto salta Markus, sarà il Tribunale a decidere,< lo informò uno degli Agenti in Borghese che nel frattempo erano venuti a bordo.

Essendo estraneo alla faccenda io potei ristornarmene in cabina, prima però guardai sulla banchina e contai 5 macchine della Polizia e accanto alla nave sei motovedette della Guardia Costiere e una della Capitaneria di Porto, e un po’ più in là, una piccola vedetta della Royal Navy si dirigeva a velocità sostenuta verso la sua Base.

La Condor si trovava ormeggiata all’unica Banchina del Porto franco di Plymouth per questo la Polizia non gli porto via le armi ma si limitò solo a sigillare l’armeria diffidando a non rompere i sigilli.

Un paio di giorni dopo Markus dovette presentarsi in Tribunale e si vide affibbiare una contravvenzione di 500 Sterline più spese, e due mesi di carcere con la condizionale, dal nostro agente marittimo venni un paio di giorni dopo a sapere che le spese ammontarono a 1500 Sterline.

Pagò 2000 Sterline in tutto, ma continuò a bere come un otre, si alzava verso le due del pomeriggio e scendeva a terra per ritornare senza più interessarsi della nave solamente a notte fonda, giorno dopo giorno, notte dopo notte, ed io cominciai a chiedermi se fosse impazzito.






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