Il poemetto in prosa e la prosa d'arte. "Finestre" di Baudelaire |
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Scritto da Marista Urru | ||||||||
domenica 17 maggio 2009 | ||||||||
In Francia sul finire dell'800 fiorì nella vivace ricerca di
nuovi modi di esprimersi, un prodotto letterario che mi sembra particolarmente
adatto per i fruitori del web: il
poemetto in prosa. La caratteristica di questi piccoli autentici gioielli è la
brevità, la raffinatezza e la liricità
del linguaggio. Le "Illuminazioni" di Rimbaud, (10 brevi componimenti) sono forse le più conosciute, anche se precedenti ad esse sono i 7 brevi componimenti di Baudelaire " Poemetti in prosa". Anche in Italia si cimentarono bravi autori come Dino Campana e Clemente Rebora. Ci si trova dinnanzi a brevi racconti piacevoli da leggere, di contenuto intriso di poesia. Sembrano scritti apposta ( non me ne vogliano gli intellettuali) , per aiutare molti ad accostarsi dal web alla lettura anche di autori classici . Li contraddistingue sempre una intensa liricità , si voleva in realtà realizzare un discorso di poesia fuori dalle forme metriche tradizionali, questo ha portato alla realizzazione di piccoli gioielli : componimenti equilibratissimi, ricchi di metafore in cui la dimensione dell'immaginario è sempre presente, il messaggio insito giunge quindi facilmente al lettore, così come suole avvenire con la poesia. Questo genere nato per la necessità di nuovo modo di esprimersi, prepara in qualche modo la via alla dissoluzione delle metriche tradizionali e nel contempo arricchisce la prosa di possibilità nuove. Sulla sua scia nasce nel primo novecento la prosa d'arte. Discorso a parte è quello della Ronda nata dopo la prima guerra mondiale: gli scrittori della Ronda teorizzano e mettono in pratica la prosa d'arte, questo è vero, ma il movimento della Ronda risente del fatto di arrivare dopo una guerra, della forte la esigenza di metter ordine; mentre la spinta per il poemetto in prosa era quella del rinnovamento, ora la spinta è quella del "ritorno all'ordine", si spegne quindi l' emozione e si cerca una compostezza tutta cerebrale, culturale e sofisticata, incentrata sulla perfezione del linguaggio . Si prepara e si realizza quindi un genere particolare: l'elzeviro , stampato appunto in un carattere tipografico particolare, posto fra le due prime colonne del quotidiano alla terza pagina, con tematica ampia: politica,recensione, memoria, divagazioni di autore..), brevi pezzi, formalmente perfetti. Come poemetto in prosa riporto "Finestre " di Baudelaire, lo ho scelto perché mi piace metterlo in relazione con uno dei 18 racconti brevi di Buzzati : "lezione di poesia" in cui il tema della finestra illuminata di notte che suscita curiosità e fantasie è scelto dal giovane poeta per dare prova di sé e nel contempo somministrare una splendida "lezione di poesia" ai suoi critici.(Continua) LE FINESTRE Chi guarda stando fuori da una finestra aperta non vede mai tante cose quanto colui che guarda una finestra chiusa. Non c'è oggetto più profondo, più misterioso, più fecondo, più tenebroso, più abbagliante d'una finestra rischiarata da una candela. Quanto si può vedere al sole è sempre meno interessante di quanto avviene dietro un vetro. In quel buco nero o luminoso vive la vita, sogna la vita, soffre la vita. Al di là delle onde dei tetti, vedo una donna matura, già rugosa, povera, sempre china su qualche cosa e che non va mai fuori, Col suo volto, con la sua veste, con il suo gesto, con quasi nulla, ho rifatto la storia di codesta donna, o meglio la sua leggenda: a volte me la racconto da me piangendo. Fosse stato un povero vecchio, avrei rifatto con altrettanta facilità la sua storia. E vado a letto, orgoglioso di aver vissuto e sofferto in altri che in me stesso. Forse mi direte: " Ma sei sicuro che codesta leggenda sia quella vera?". Cosa conta mai quella che è la realtà fuori di me, se m'ha aiutato a vivere, a sentire quello che sono?". Da " Lo spleen di Parigi" Rizzoli 1955 Leggi anche: Il coraggio del Poeta. Lezione di poesia , Dino Buzzati
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