Da Parpaiola LETTER FROM GERMANY n°12 La Gente di Mare non sogna ( pių) |
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Scritto da Marista Urru | ||||||||
mercoledė 02 giugno 2010 | ||||||||
Nelle Catacombe del primo
piano della Casa del Marinaio a Brema in
Germania, noi, i gloriosi 14, gli ultimi rimasugli degli dei del Mare
della
tradizionale Marina Mercantile tedesca, come gli ultimi dei Moicani
consumiamo
i nostri giorni nella monotonia, visto che non succede mai niente di
spettacolare.
Molto probabilmente noi tutti rimarremo qui fino alla fine dei nostri giorni, tranquilli e composti, fino alla nostra definitiva tumulazione dentro un Urna in un angolo del Prato nel Cimitero dei poveri. Una mattina però vennero a visitarmi due giovani fanciulle di uno dei licei di Bremen. Le due leggiadre e anticonformiste birichine vennero senza mezzi termini subito al sodo e presentandosi, di tutt' un fiato mi spiegarono che stavano facendo un Reportage per il loro Giornale scolastico e il tema del Mese era: "La Vita notturna dei mariani a Brema". Rimasi di stucco, anche se non mi meravigliai per niente di sentire dire che era stato proprio il Pastore protestante Peter Bick a mandarle da me. Durante le mie scorribande notturne in quel di Bremen, ne vidi e ne passai di tutti i colori, ma mai era capitato che due aggraziate ragazzuole sui diciotto anni, sedute sul mio letto, mi avessero chiesto dove andavo e cosa facevo da giovane marittimo in franchigia, nei locali notturni della Città. Spesso e volentieri girovagavo da giovane, a volte solo, a volte in Compagnia di qualche collega, andavo in giro per i sentieri delle notti bremensi, laddove ultimamente i Marittimi stranamente venivano sostituiti da ineccepibili e sobri signori della mezza età e passa, tutti naturalmente irreprensibili padri di famiglia e nonni che si cimentavano a giocare ai corsari della Notte, mentre si incontravano sempre meno marittimi in franchigia. In realtà è molto semplice cantare e descrivere i cliché della Vita dei marinai: i romanzi e le storielle hollywoodiane hanno distorto la nostra immagine in modo sproporzionato alla realtà della vera Vita sui Mari, di conseguenza è facile credere a ciò che si vuole ed arrivare ad immedesimarsi in Uomini senza paura e macchia, tutti bene allineati ai propri posti di manovra che sfidano gli Uragani in compagnia del fantasma delle Navi e di altrettanti olandesi volanti. Nello stesso tempo, ormai per molti è difficile immaginare e credere alla realtà della semplice e quasi spartana Vita di Bordo, visto che tutto questo non quadra con la rocambolesca e quasi incosciente vita marinara descritta nelle fiabe e romanzi e non fa rima con le canzoni da quattro soldi di tutto il Mondo. Le frivolezze della celluloide e della carta stampata hanno sfasato la percezione della nostra realtà, di fatto ci hanno negativamente quasi marchiati a fuoco nella mente dei finti Santi che ormai vedono in noi solo degli ubriaconi attaccabrighe rozzi e ottusi. Era quindi normale che le due ragazze fossero perplesse e del tutto impreparate a sentirsi raccontare, per bocca di un vecchio Uomo di Mare in pensione, tutto il contrario di quello che avevano sempre creduto, e senza dubbio sperato di ascoltare. Nel veder sfumare i loro sogni come nuvole al Vento, le due ragazze quasi mi facevano pena, e per rallegrarle un poco e far loro capire che in fondo, per quanto con i Piedi ben piantati per Terra, noi Marittimi non siamo esattamente dei Santi, diedi loro alcune pagine dei miei manoscritti nei quali descrivevo in parte quei loro sogni esotici ed un po' erotici, ambientati in Porti lontani nel tempo, inframmezzati dei ricordi di amici e colleghi passati, che vivono orami solo nel mio presente. Tutte Storie e ricordi mai appassiti di Vita, di filosofie, di vicende e dei loro epiloghi realmente vissuti. Diedi loro pure delle fotocopie di un paio di ritagli di giornali in cui si parla di noi, i gloriosi 14 del primo piano della Casa del marinaio a Bremen, e finalmente i loro visi un po' increduli si rischiararono un poco. Un po' sovrappensiero, e magari forse anche momentaneamente un pochino invidioso della loro raggiante giovinezza, le accompagnai alla porta, e sorridendo sornione, come la Volpe che apre la voliera per far volar via due colombe, la aprii. Mi salutarono ancora quando erano già a mezze scale, poi la monotonia del giorno, al di fuori dei miei Manoscritti, prese di nuovo possesso delle nostre Catacombe.
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