Leggere & Scrivere A. Alessandrino La caccia alle streghe, ovvero la caccia al femminino sacro.

Scritto da Marista Urru   
venerdì 23 marzo 2012
donna e lupi

   Con una serie di decreti papali, fra il 1227 ed il 1235, fu instaurata l'Inquisizione contro "streghe" ed "eretici”, un regime di terrore che durò cinque secoli, sotto la benedizione di almeno 70 papi, tutti in qualche modo compromessi con questi orrendi crimini.

   Il 5 Dicembre 1484, Papa Innocenzo VIII  emette la bolla “Summis desiderantes affectibus” con cui ordinava di perseguitare e torturare sistematicamente "le streghe" in tutta Europa.

   A tal fine viene redatto il  "Malleus Maleficorum" (Il maglio delle streghe) una sorta di "Manuale del perfetto inquisitore", in cui i frati domenicani Heinrich Kramer Institor e Jacob Sprenger elencarono quello che secondo loro combinavano le streghe.

   Alcuni storici hanno stimato che  tra il 1257 e il 1816 furono sterminate nove milioni di streghe , tra cui anche bambine. Accusate di stregoneria ed eresia, venivano spesso giudicate senza processo, in segreto, violentate e torturate.


 

   Tra le personalità famose, vittime dell’Inquisizione, la più nota è senza dubbio Giovanna d'Arco, la pastorella che assunse il comando dell'esercito, salvò la Francia dall'invasione nemica e rimise sul trono il legittimo sovrano. Tra le altre cose, fu accusata di stregoneria ed eresia perché indossava i pantaloni e cavalcava come un uomo e fu bruciata viva. Ora è canonizzata. 

  Le donne, dunque, durante l’Inquisizione costituivano il bersaglio preferito, perché si voleva eliminare il principio femminile, in quanto il ruolo naturale di guide, da esse esercitato nella comunità, minacciava il potere delle autorità (principio maschile). Esse si occupavano della salute (gli uomini imparavano da loro) e trasmettevano le tradizioni; le più anziane arbitravano con saggezza le contese. Avevano un potere e una forza naturali, incarnavano la sovranità del principio femminile con i suoi valori di conservazione, protezione, aiuto reciproco, condivisione, trasmettendo così forza alla popolazione.

  Sono passati secoli da allora, ma per me la caccia alle streghe continua, anche se avviene in modo più sottile, in quanto le donne vengono educate ed istruite per essere “uomini” (basta guardarci intorno) o per essere merce per gli uomini (inteso in senso più ampio di quello a cui subito si pensa), tanto che sono aumentati in maniera esponenziale i delitti contro le donne. Così avviene che, ogni volta che una donna viene uccisa, tutte noi perdiamo un po’ di più quella naturale connessione che da sempre abbiamo con la Dea Madre.

   Per questo è importante che tutte torniamo ad appropriarci di quel femminino sacro, espressione dello sconosciuto, del mistero della natura selvaggia e detentore dei segreti della vita, per cui sono morte tante donne. Dobbiamo riconquistare la Strada che ci riporti alla nostra vera natura ed essenza, dobbiamo ritrovare il gusto per la ricerca interiore e svegliare la coscienza al nostro potere intrinseco e a ciò che siamo realmente, perchè, come dice Peter Deunov, un grande iniziato contemporaneo, "La salvezza del mondo è nell’elevazione della donna. Se non elevate la donna, o se lei non eleva se stessa, non si avrà la salvezza."

 A quelle donne e a tutte le donne di buona volontà dedico questa mia poesia:

 

CDLIII

Dissero che era normale

 

farle scivolare ai margini della storia

senza più frutti da portare in grembo

senza più musica da dipingere sulla pelle

senza l’amore da scoprire tra le pagine di un libro

nell’inverno

ma solo col dolore da apparecchiare sulla carne.

 

Dissero ch’erano pazze


 e infatti se le vedevi

sembrava non avessero più occhi

 tanto bruciavano

 per cogliere ogni attimo

di un vivere ormai lontano

 mentre bruciavano

 perché di loro tutto si spegnesse

perché per sempre sparissero

le ali sotto gli scialli

perché nessuno

provasse a camminare coi loro piedi

su strade ignote

per ascoltar la luna in fondo al mare

cantare una memoria antica

fatta di parole intorno a un cerchio

dove bruciare l’amarezza di un cammino

che come lupa ancora ulula al cancello.


Così dicevano. Che era normale.

Era tutto normale.

 

Per questo oggi

per quel poco che di loro in me rimane

accendo il fuoco

e mescolo qualche goccia di mare in un paiolo

aggiungo un refolo di vento

un ricciolo di lupa

e bagno le mie ossa.

 

Poi aspetto l’alba

[quella che loro non ne ebbero più una]

per raccogliere fiori dove qualcuno

meditò di bruciare quei pensieri

e ricercarne i passi

da riportare in questo nostro non saper di nuovo

 dove andare.

 Anna Alessandrino


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