Il nostro rapporto con Internet: ti porta il mondo in casa, ma sarà poi vero? |
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Scritto da Marista Urru | |||||||||
domenica 18 novembre 2012 | |||||||||
Foto da: il mondo di orso sognante Fatti reali in un mondo virtuale Da un po' di tempo mi capita di riflettere sul mio modo di vivere attuale. Vivo in fin dei conti in volontario ritiro e in continuo affanno, sempre indietro con gli impegni, le piccole incombenze quotidiane, e con pochissimo tempo per incontrare persone.
E' accaduto pian piano per un insieme di
circostanze, dapprima non me ne sono curata, mi era facile adattarmi,
il mondo arrivava in casa mia se e quando volevo, visto che
navigavo come molti su internet, essendo stata fra i primi
entusiasti, specie quando mi son trovata ad esser poco mobile per
motivi di salute, sentivo davvero di avere il mondo in casa, o
comunque un buon surrogato del mondo, e doveva bastarmi. Ho in questo
modo lentamente trasformato la mia vita. A quanti altri di noi è successo?
Nel mio caso è iniziato tutto per forza di cose, immaginavo che , guarita , sarebbe tornato il vecchio tran tran. Invece, sia pure di poco, la mia vita è comunque cambiata e ne ho acquisito maggiore consapevolezza questa estate dopo la lettura di un brano di G.Anders che mi ha evidenziato come la nuova tecnologia aveva in effetti operato un autentico capovolgimento del mio rapporto col mondo. Non sentivo più tanto quanto prima la necessità di cercare il contatto personale con gli altri in quanto i miei contatti erano a portata di mouse. Quello di cui non mi ero resa conto era il fatto che, se entrava nel mio soggiorno un variegato mondo esterno, interessante e fin ora sconosciuto, questo in un certo senso faceva si che pian piano impallidisse il mondo interno familiare. Roba da nulla: una certa frettolosità per esempio durante il rito, per me sacro da quando non lavoriamo più , del primo caffè sorbito in comoda tranqullità fra noi. Cose di questo genere, piccole , ma in qualche modo rivoluzionarie . Dopo aver letto e rimuginato il breve racconto di Anders che riporto di seguito, ho compreso di aver addirittura favorito una autentica e subdola decrescita della mia libertà: Da L'uomo antiquato di G. Anders
Il re non vedeva di buon occhio che suo figlio, abbandonando le strade controllate, si aggirasse per le campagne per formarsi un giudizio del mondo; perciò gli regalò carrozza e cavalli. “ Ora non hai più bisogno di andare a piedi, “ furono le sue parole. “Ora non ti è più consentito di farlo” , era il loro significato “ Ora non puoi più farlo” fu il loro effetto. Quanto del mondo reale perdiamo passando al virtuale? E non potrebbe esserci anche per noi un re animato dalla volontà di sottrarci una parte della realtà? E quello che vedo , o credo di vedere, come e da chi è stato elaborato, censurato , magari in buona fede travisato? Domande, dubbi.Parliamone. Nel blog di Francesco Pazienza, l'ultimo post in ordine di tempo: “ come abitare lo spazio virtuale”, il social Network è visto come uno spazio da abitare. Mi sembra una intrigante similitudine che riesce ad aggiunge calore alla fredda pagina con cui interagiamo, calore che dobbiamo saper trovare dentro di noi per comunicarlo a persone lontane non solo fisicamente, ma spesso sopratutto mentalmente. Avvicinarle, conoscersi, scambiare pensieri, sognare soluzioni , intessere invisibili legami che potranno divenire amicizia, fino ad incontrarsi fra totalmente diversi, fino a portare il virtuale a divenire reale. I giovani lo fanno, molte amicizie dei miei figli sono cominciate così, i giovani usano il mezzo sentendosi meno legati a schemi che non sembrano esser nelle loro corde. E nuove domande sorgono, quelle relative alle possibilità offerte dal mezzo per vivere una vita di relazione virtuale. La proposta di riflessione a "più mani" cui mi pare accenni Francesco Pazienza, io la raccoglierei con piacere . Quando afferma: “ Oggi molte cose sono cambiate. Abbiamo l'illusione di avere ben altre possibilità” ma frequentando i social network “Possiamo davvero parlare di comunità”, “ Non è che questa libertà virtuale ci condanna ad una solitudine e ad uno sfinimento nella vita reale? “ è innegabile che in molti ci siamo posti al riguardo varie e diverse domande e dubbi che ci toccano più di quanto a volte siamo disposti ad ammettere persino con noi stessi. Parlarne insieme perchè no?
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