Prometeo story |
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Scritto da Marista Urru | ||||||||||
martedì 19 agosto 2008 | ||||||||||
Questa non me l’aspettavo, ma in parecchi mi hanno chiesto di riportare sul sito la storia di Prometeo. Dapprima sono rimasta un poco interdetta visto che la si trova in rete. Poi mi son detta che avrei potuto forse fare cosa gradita cercando di scrivere la storia di Prometeo un po’ come la ricordo io, magari dando una sbirciatina al buon vecchio libro di mitologia che giace su uno scaffale dai lontani anni del Ginnasio. Ed eccovi qui di seguito, semplificata il più possibile, la complicata storia del Titano amico del genere umano e delle alterne vicende che lo contrapposero al capriccioso Giove.
aveva tre fratelli: Menezio, Atlante ed Epimeteo. I primi due furono messi fuori gioco da Giove, visto che avevano incautamente tentato di ribellarsi al suo potere, quindi Menezio fu gettato nel profondo Erebo*, mentre Atlante fu punito costringendolo , di fronte al giardino delle Esperidi** a portare sulle spalle e sostenere niente di meno che la volta celeste, a quei tempi con i potenti non si scherzava! Prometeo il cui nome vuol dire più o meno, colui che vede prima, non prese parte alla disputa e poi si aggregò a Giove e come premio fu ammesso all’Olimpo con gli dei. Ma certo covava rabbia e dolore, sia per la sorte dei fratelli che per la sconfitta che il Titano Saturno a suo tempo aveva subito da Giove, umiliando tutti i Titani come stirpe. Ora dovete sapere che durante il regno di Saturno, gli uomini avevano vissuto una stupenda età dell’oro, gli uomini creati dagli Dei vivevano felici in una terra ricca , produttiva, e in pieno accordo con gli dei, ma arrivato Giove la musica cambiò; questi ci teneva assai ad imporre la propria supremazia, tanto che volle regolare quanto di ogni vittima sacrificale toccasse agli dei , e quanto agli uomini ( abbiamo trovato l’origine della tassazione). Incaricò Prometeo della spartizione, questi pronto prese un grosso bue, lo uccise, lo fece a pezzi e ne fece due parti, solo che in un mucchio mise le parti migliori e nel mucchio più grande, ossa e grasso. Giove scelse immediatamente il mucchio più voluminoso, quando poi si accorse di essere stato ingannato, col caratterino che aveva, si indignò oltre misura e punì gli uomini privandoli del fuoco. Davvero un grosso guaio, ma Prometeo salì all’Olimpo e rubo’ il fuoco sacro. La punizione del Dio fu terribile e fantasiosa : Prometeo fu incatenato su una cima altissima di un monte nel Caucaso, ogni giorno una grande aquila mangiava una parte del fegato del Titano , ed essendo questi immortale, ogni giorno il fegato gli rinasceva di modo che era pronto per il supplizio del giorno a venire. Trascorsero così ben trenta anni, la situzione si sbloccò solo perché Giove aveva bisogno ancora una volta dell’aiuto di Prometeo che custodiva, zitto zitto, un segreto che riguardava il re degli Dei.
Giove che come tutti i potenti temeva di essere spodestato, chè di questo si trattava, mandò il proprio figlio Ercole che uccise
l’aquila come se niente fosse e spezzò le catene, Prometeo potè tornare
all’Olimpo e si accordo' con Giove , se non sbaglio. Intanto non è che Giove si fosse dimenticato di punire gli uomini che avevano usato il fuoco degli Dei, nella sua grande bontà ( si fa per dire), immaginò una punizione esemplare e duratura, andò da Vulcano e gli ordino’ di creare con l’argilla una statua di fanciulla bella come una dea, e tutti gli dei le tributarono doni, fu quindi chiamata “Pandora” che più o meno significa: “tutti i doni”. Mercurio, non so perché , presumo comandato da Giove, le mise come dono “nel petto un cuore infido e sulle labbra ingannevoli parole..”, la bella fanciulla recante in mano un grande vaso chiuso, fu regalata ad Epimeteo, ricordate il Titano fratello di Prometeo, che già non si era distinto in episodi precedenti in furbizia ( ma questa è una altra storia), infatti guarda caso il suo nome significa , più o meno: “pensa dopo”, e infatti accettò felice il regalo dimentico dell’avvertimento del fratello che gli aveva raccomandato di non accettare mai assolutamente regali da Giove.
Considerata la
bellezza di Pandora , possiamo capirlo, infatti , senza pensarci troppo, se la sposò. Non ci dice
nessuno come e perché, ma Pandora appena sposata, tolse il coperchio al vaso e
tutti i mali che Giove vi aveva fatti racchiudere, si sparsero per la terra.
Dolori, pene, fatiche, carestie.. rimase
invece aggrappata all’orlo del vaso una piccola creatura : Ma Giove che , diciamolo , era davvero cattivo come un rospo (?), decise che voleva sterminare il gener umano e volle mandargli nientepopodimeno che un diluvio ( una fissa, questa del diluvio, pare) Fortunatamente Prometeo, come sempre, vegliava sul genere umano , avvertì un suo figlio, certo Deucalione, e quello svelto, svelto fece l’unica cosa sensata da fare in vista di un diluvio: costruì una enorme arca di legno, ci mise tutto quello che poteva, prese sua moglie , tale Pirra, e vi si chiusero dentro.Al decimo giorno, calmatasi la furia delle acque, dopo che ogni creatura vivente era stata sterminata, l’arca approdo’ sulla cima del Parnaso. Deucalione, ben istruito dal padre, svelto svelto appena usci’ offrì a Giove in veste di protettore dei fuggiaschi un sacrificio ricco, degno del re degli dei. Il capriccioso Giove ne fu lusingato tanto che gli mandò Mercurio a chiedergli di esprimere un desiderio,Deucalione chiese che ricomparisse il genere umano e , non so perché, dovette all’uopo recarsi dall’oracolo di Delfo. Quello non fu per niente chiaro, altrimenti che razza di oracolo da strapazzo sarebbe stato? E gli disse una frase nebulosa “ ponete un velo sulle vostre teste, poi gettate dietro di voi le ossa delle vostra antica ava”. Certo immagino che i due poveretti dovettero scervellarsi a lungo, ma visto che non erano tutto sommato gente comune , ma semidei, arrivarono infine a scioglier l’indovinello e a capire l’arcano: essi appunto avevano natali illustri, erano pronipoti di Gea, la terra , e le ossa delle terra non potevano essere che le pietre. Quindi elaborato questo bel ragionamento, fiduciosi si velarono il capo e, raccolti un bel po’ di sassi, se li gettarono dietro le spalle: e davvero da quelli gettati da Deucalione spuntarono uomini, mentre da quelli gettati da Pirra, le donne. I mali? Come sappiamo bene restarono, come restò appesa al vaso, la speranza.
Scritto sulla falsariga del personaggoi di Prometeo da Dei ed Eroi- di Eugenio Treves
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