Poesia israeliana |
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Scritto da Marista Urru | ||||||||
luned́ 19 gennaio 2009 | ||||||||
Perchè poesie israeliane? Per cercare un contatto con l'anima, le emozioni, le nostalgie di uomini e donne contro i quali sento levarsi parole di odio e nel ricordo di amici e amiche che sono partite per Israele tanti anni fa, con gli occhi lucidi per il dispiacere di lasciare Roma ma con in fondo agli occhi la speranza e l'aspettativa della terra ritrovata felici per il lavoro che li aspettava: fare vivere un deserto nella incredulità di molti che la ritenevano impresa impossibile. Niente come la poesia rivela l'anima degli uomini. POPOLO
I nostri poemi sono belli e tristi:
Azzurro e bianco è il cielo semitico, Da Kàmma, Kàmma Milchamà, (Quanta, quanta guerra), 2002.
di Rami Saari Kinneret (Rachel), traduzione di Daniel Shalev Sul lago Colli del Golan, tendi la mano e tocca, Fermati! - Mi dicono - Non te ne andar!" Dorme il vecchio monte dalla bianca ciocca, manda un vento freddo che mi fa tremar. Sulla riva c’è un salice piangente come un bimbo vispo che, portato al mar, corre scapigliato, corre tra la gente e, arrivato all’acqua, spruzza per giocar. Fiori sulla sponda, l’occhio ci si perde: bianchi, rossi, gialli, arancioni e blu. ci son giorni che è più verde il verde, mille volte è azzurro il cielo di lassù Vado a testa bassa e dovrò partire, ma il mio cuor lontano tornerà quaggiù come scorderei o potrei tradire il ricordo dolce della gioventù? Un attimo (1962) di Natan Zakh Un attimo per favore. Vi prego, io voglio dire una cosa. Egli è venuto ed è passato davanti a me. Avrei potuto toccare i lembi del suo mantello. Non li ho toccati. Chi poteva sapere ciò che non sapevo. .
L’anima che hai messo in me, Signore
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