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Diogene, la lampada, il bastone, la lotteria Italia..la"livella" PDF Stampa E-mail

Scritto da Marista Urru   
sabato 09 febbraio 2008
Ho fatto un sogno strano, ho sognato Diogene di Sinope  (413 a.C. - 324 a.C.) che con  la sua lampada vagava per le vie della mia ridente Santa Marinella appoggiandosi ad un lungo bastone, curvo e un po’ male in arnese a dire il vero. Sembrava portare la  lampada a fatica, ed io me ne angustiavo alquanto.

 
Qualcuno che dovesse leggermi si chiederà che mai ci “ azzecca” di questi tempi la  episodica riguardante il buon filosofo Diogene, ma  il sogno  era significativo e non poco, anche se ci ho messo del tempo a capirlo.

Gli episodi più noti che  riguardano il filosofo cinico ce lo mostrano appunto, vagolare con la sua lampada, lacero e straniato dagli altri a ricerca di un qualcosa di misterioso, e quando gliene chiedevano spiegazione pare che conciso rispondesse “ Cerco l’uomo” ( alludeva all’uomo ideale di Platone )

Questo sogno  mi ha fatto tornare in mente racconti “dotti” di mio padre, che amava  raccontare a me bambina  del filosofo che abitava in una botte, girava con una lampada simbolo della ragione che illumina, e rispondeva a tu per tu al Grande Alessandro che gli chiedeva rispettoso se potesse far qualcosa per lui :    Si, spostati che mi fai ombra”.   Ricordo che  mio padre accompagnava questi racconti mostrandomi  le riproduzioni di alcune acqueforti del  Castiglione, artista del 600. In particolare  mi è rimasta impressa una illustrazione che rappresentava Diogene con la Lampada che cercava un uomo onesto, e  mi affascinava l’idea dell’uomo saggio  che in solitudine ricercava  la Verità e  la Conoscenza per sconfiggere la ignoranza, aiutato da un bastone e da una lampada, mio padre deve aver battuto molto sull’argomento,  il libro non lo trovo più purtroppo.

I ricordi si confondono, ma l’impressione mi è rimasta profonda se in un momento  per il nostro Paese tanto privo di vera conoscenza, intriso di ignoranza e attrazione per istinti materiali, povero di etica e di  alte aspirazioni,  ho sognato il vecchio Diogene.

Mi piace immaginare un Diogene dei nostri giorni che va alla ricerca dell’uomo, della “idea dell’uomo”, certo di trovare, nonostante l’aiuto dell’intelletto, solo uomini comuni, afflitti dai mali e dalle manchevolezze di questi. E mi  vien da pensare a quanti ne troverebbe di questi omarini innalzati ad alte vette, troneggiare sugli altri tronfi e potenti, inconsapevoli  di esser niente altro che  “comuni omarini” che indifferenti e sordi, dopo aver  ridotti gli Italiani a niente altro che sudditi, e quindi non più compiutamente Uomini Liberi, deridendoli spesso nelle loro difficoltà, come è accaduto ai nostri figli, abbandonandoli nella miseria indotta dalle scelte  sbagliate dei potenti, come per i nostri vecchi ed i nostri disabili, continuano ad accumulare potere e danaro che non arriveranno a spendere in una vita, convinti di essere i vincitori della Lotteria  Italia, e che   questo permetta loro anche di distruggere un Paese, le sue tradizioni, i suoi beni, la sua cultura, i suoi ricordi finanche, manipolati e  negati per interessi inconfessabili.

 
Poi associo il concetto delle lobby dei  vincitori della infame lotteria al ricordo di quel che intuì un illustre scrittore del 900, e che  non mi era ben chiaro  fino a qualche tempo fa “...  il valore umano dei vinti è superiore a quello dei vincitori.”


E valuto il valore degli Italiani,  dei nostri giovani, con la loro strada  sempre in salita,  degli operai sottopagati, invecchiati anzitempo o peggio uccisi dal lavoro insicuro;  delle  tante vittime della malasanità italiana;  dei milioni di persone cui con un cavillo  funzionari rapaci  riescono a scippare la pensione pagata con anni di lavoro; valuto il valore  di quelli che, fidando nel bancario amico,  sono stati buttati  scientemente sul lastrico; penso al valore delle madri che hanno perso i figli, vittime della droga e di quel che dietro questa ruota;  penso al valore di quei malati abbandonati nelle corsie di un pronto soccorso , che per dodici e più ore aspettano su una sedia una visita e magari  nell'attesa muoiono,  tolti prematuramente ai loro affetti;  penso a quelli che muoiono di cancro grazie all’inquinamento dei rifiuti di Napoli, senza che i responsabili neanche provino vergogna;  a quelli che stanno a contatto dell’amianto perchè è troppo costoso rimuoverlo e non importa niente a nessuno; penso a proposito di amianto,  a una persona a me vicina, un gran lavoratore,  a cui un magistrato ha sentenziato : “ fin ora chi  è stato decenni a contatto dell’amianto, veniva in qualche modo risarcito, ma io ho fatto un mio ragionamento,  non sembra giusto che l’Istituto ( soggetto forte  e colpevole ) paghi tanto, ora basta ,  tu  e i quattro gatti restanti  non verrete risarciti,  bisognerà limitare, comincio da voi, tiè..." e allora perchè c’è scritto da qualche parte che la legge è uguale per tutti? E penso alle vittime del terrorismo, alla insicurezza in cui ci tengono, alle mille bugie,  alle crudeli  mille soperchierie ed agli  abusi che vedo, e so che davvero certi omarini   tronfi e potenti, valgono meno che niente e che  aveva ragione Diogene :  tu per me, potente omarino  di turno puoi solo fare una cosa : scostati, che mi fai ombra. Però il bastone di Diogene lo userei volentieri, virtuali bastonate che potessero finalmente soffocare quegli  istinti materiali che impediscono che gli omarini diventino uomini infine, e che arrivino a capire il male che fanno e la stupida inutilità dei loro comportamenti: alla fine di tanto danaro, di tanto potere, cosa resterà ?

Che Dio ci sia o no,  che ci credano o no, dovranno affrontare quel supremo attimo in cui passerà davanti ai loro occhi tutta la  vita, un attimo terribile, in cui ho visto uomini creduti forti tremare, ridotti a bimbi spaventati, tanto più spaventati quanto più erano stati miseri in vita : vinti ed annientati dalla verità ,  dall'enorme peso della inutilità di tutta una vita  che li schiaccerà nel momento supremo, quando passerà la "livella"

 

 

 

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