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La sconfitta culturale della sinistra PDF Stampa E-mail

Scritto da Marista Urru   
mercoledì 23 aprile 2008

E’ normale che a sinistra si sia ancora un po’ “rintronati” per la sconfitta subita; quello che è un po’meno normale è che non si cerchi assolutamente di capire seriamente quello che è successo e ci si abbandoni ad analisi quanto meno improbabili e risibili.

Dopo due lunghi anni di colpi bassi e liti bottegaie tra i componenti della sinistra di lotta e di governo, dopo aver stupidamente sbeffeggiato “i ricchi” come unico contentino per lo zoccolo duro, si sono dedicati di impegno a impoverire i poveri ed arricchire Banche, Sindacati, Industriali Assicurazioni , Coop, profondendo ogni attenzione agli Affari e al businness, come ormai è consolidata prassi di buona parte dei politici, e non solo. Non contenti di fornicare apertamente con la parte ricca del Paese infischiandosene dei poveri cristi, si sono dedicati a fare venire l’orticaria un po’ a tutti e condendo l’amara sbobba che ci propinavano con spocchia ed ipocrisia intollerabili per chiunque.

Perse le elezioni, non ancora contenti dello sfacelo e della confusione in cui hanno gettato la propria base, invece di fare un poco di sana autocritica, almeno sulla enorme mole di danaro pubblico tolto ai cittadini e riversato come già detto principalmente a favorire i poteri forti e in parte distribuito a pioggia a zittire il proprio elettorato minuto e le rispettive consorterie, hanno dato miserevole spettacolo dello scollamento totale con la società, ricercando i reali motivi della sconfitta subita in motivazioni irreali.

Si sono cullati nella pia illusione che gli Italiani siano cretini ( quindi lo sarebbero anche quanti a sinistra hanno preferito non votarli affatto, e sono stati molti), oppure come uno stralunato Diliberto ha sostenuto in più trasmissioni con notevole sprezzo del ridicolo , hanno evocato la caduta della identità marxista ed l’abbandono dei simboli di falce e martello ( dimenticando clamorosamente che lui stesso quei simboli non li ha eliminati, ma i voti sono scappati lo stesso).

Diliberto, Rizzo ed altri in sostanza ancora si illudono che se resusciteranno il cadavere del conflitto di classe, quello della rivoluzione proletaria, quello dei vecchi simboli, della identità marxista, intesa a modo loro, insomma con l’aiuto di illustri defunti , potranno portare indietro le lancette dell’orologio, cancellare la realtà del presente in cui ormai simili icone non trovano spazio e riportare l’Italia magari a prima della caduta del muro di Berlino

Credono e sperano ancora di poter imbonire operai e poveri ( i proletari non esistono più per mancanza di prole), con belle e radiose promesse di “sol dell’avvenire”, mentre politici di ogni colore e casacca si abboffano felici, sfrecciano in auto con scorta, frequentano a spese nostre alberghi da 1500 euro a notte, indossano cardigan del costo di almeno due mesi di pensione, scorrazzano in aereo di Stato, accumulano stabili e partecipazioni azionarie in banche, vivono in appartamenti di lusso, concorrono alla assegnazione di case popolari di pregio, togliendole a chi di dovere, ed in altre simili amene occupazioni impegnati, dimenticano di governare il Paese.

Trascurano, novelli signorotti medievali, il piccolo particolare che esistono anche le necessità della gente comune, quella che nei loro impossibili e un po’ folli desiderata dovrebbe esser paga di parole, canzonette, mancette, e al massimo di qualche pacca sulle spalle, una salamella e una birretta; dimenticano o non si sono accorti che il tutto è cambiato : i media moderni permettono anche al popolo di essere informato, a dispetto della disinformazione abbondantemente curata dai potenti media di Partito , di Sindacato, di Confindustria, di Padronato in genere. Il mondo ormai è dietro l’angolo, molti hanno visto con incredula meraviglia in TV, polacchi, albanesi e rumeni venuti in Italia per svolgere una professione, andarsene delusi perché sarebbero in sostanza stati pagati meno che al loro Paese.

Solo ignorando questa realtà si può arrivare a sognare di resuscitare lo Zombie marxista. Non si sono resi conto che le solite vecchie parole di odio, le canzoni, gli spettacoli, la invasione kulturale, gli sforzi di pagatissimi attori, cineasti, canzonettiste, antiberluscones e simili, si sono infranti di fronte alla realtà prosaica della terza settimana ed alla realtà del nuovo ordine sociale non più nettamente diviso in classi, le vecchie classi si sono mescolate, e non se ne sono neanche accorti.

Si sono mai chiesti a che classe appartiene per esempio l’impiegato che è rimasto disoccupato e va alla Caritas con la famiglia? O il pensionato che proveniendo dalla classe media , si ritrova con una pensione svalutata, ma affitto e spese triplicate, quindi ormai povero? hanno mai considerato che i tanto odiati ed osteggiati artigiani i tanto osteggiati piccoli commercianti che vengono distrutti ad arte ( e so quel che dico) per fare posto alle Coop, agli Affari di Banche e simili, sono in realtà ex operai, o figli degli operai ? Hanno mai capito che distruggere a favore delle multinazionali l’agricoltura, gli toglie il voto contadino, che i contadini affamati ed usurati non si possono contentare delle tiritere finto-equo e solidale o pseudo biologico sotto sotto pro- multinazionale?

Solo chi sta bene ed ha la pancia piena come sindacalisti e politici può ignorare simili realtà. Solo chi ha la saccoccia piena può come i nostri sindacati immaginare che per i nuovi poveri, toglier l’ICI sia cosa da poco e già mestano e protestano per pretendere quelle soluzioni di sgravio fiscale a loro più “utili”, alla faccia delle necessità della gente comune, dei soliti esclusi : piccoli artigiani, pensionati, popolo delle partite IVA, demonizzato questo ultimo per coprire le autentiche fornicazioni col grande capitale e le poche grandi industrie, alla faccia della classe operaia, sempre più povera, sempre meno sicura e sul lavoro e nella vita di tutti i giorni, lasciata come tutti i poveri in pasto alla malavita.

Un modo di pensare, di sentire , di operare, fuori della realtà; una sconfitta quella della sinistra prevedibilissima , nata da un gap culturale enorme e per molto tempo ancora incolmabile.

Capire che i bisogni essenziali sono cambiati, che non basta più un pugno di soldarelli, una mancetta, che l’unione scellerata Industria/Sindacato su cui molti di loro hanno prosperato e si sono arricchiti, non può più essere. Capire che i Contadini, gli Agricoltori non sono buoi da attaccare al carro di interessi “Altri” con l’aiuto di Associazioni Contadine chiaramente compiacenti, che i Contadini, gli Agricoltori sono cambiati, è poi tanto ostico? Pare di si.

Allora non resta che farsi da parte visto che non si ha nè la consapevolezza di come la società cambia, nè quella degli enormi danni apportati, nè soprattutto la volontà di rimediare, come mostra chiaramente anche il Veltroni post elettorale.

In questo modo purtroppo si lascia il cerino in mano ad un centro destra che è "il meno peggio" e che non so proprio quanta consapevolezza abbia di quel che servirebbe al Paese.

Sta di fatto che destra o sinistra ormai non cambia molto : la società è in cammino e non si fermerà ad aspettare furbetti e vecchie cariatidi.

Credo che siamo giunti prossimi al punto in cui ideologie, suggestioni , carote e bastoni, non servono più. Si avvicina credo il momento in cui chi vuole esser classe dirigente, deve esser capace di agire per il bene comune e non solo portatore di vessili ed inni del tempo che fu.



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