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Times : il ddl geriatrico sui blogs che fa ridere il mondo PDF Stampa E-mail

Scritto da Marista Urru   
venerdì 26 ottobre 2007
Roma, 25 ott (Velino) - Il bello dell'Italia, tra le altre cose, è che pur con tutto l’impegno non riesce a smettere di stupire. Questa volta è toccata al disegno di legge “per la nuova disciplina dell’editoria quotidiana” approvato di recente dal Consiglio dei ministri e che ha subito sollevato un polverone tra stampa, web e opinione pubblica. Nel definire i requisiti necessari a un mezzo d’informazione per essere ritenuto un “prodotto editoriale”, infatti, esso prevedeva che chiunque abbia un blog o un sito personale debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni. E dunque produrre certificati, pagare un bollo anche se fa informazione senza fini di lucro, dotarsi di una società editrice e avere un giornalista iscritto all’Ordine come direttore responsabile onde evitare il rischio di incorrere in responsabilità penali anche rilevanti. Le ire funeste e le perplessità suscitate dal ddl sono state molte e principalmente legate al fatto che esso tentava di equiparare dal punto di vista legale i siti web personali a tutto il resto della stampa. Beppe Grillo, uno degli insorti, aveva affermato nel suo blog che se una legge come q
Beppe Grillo, uno degli insorti, aveva affermato nel suo blog che se una legge come questa venisse approvata in Parlamento pochissimi siti in Italia potrebbero continuare a esistere.

Frequentare la stampa straniera è un’attività molto utile poiché, oltre a essere un proficuo esercizio linguistico, consente di farsi un’idea abbastanza precisa di “come ci vedono gli altri”. E a leggere il Times (ma è solo uno dei possib ili esempi), quel che ne vien fuori è tutt’altro che confortante. Il quotidiano britannico titola così: “Un attacco geriatrico ai bloggers italiani”. I nostri leader, spiega, “capiscono a malapena come funziona un computer, figuriamoci il web, e adesso si rivoltano contro i bloggers del paese”. Un paese ben strano per gli standard del G8, prosegue il Thunderer, “una nazione, per farla breve, di legislatori ottuagenari eletti da pensionati settantenni”. Il premier RomanoProdi è un “pimpante” sessantottenne, il leader dell’opposizione Silvio Berlusconi di anni ne ha 71, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano addirittura 82 (“E gli restano ancora sei anni di mandato”).

Nell’improbabile caso in cui l’Italia dovesse dichiarare guerra a qualcuno, la decisione verrebbe, ironizza il Times, da “un capo di Stato che aveva a sì e no vent’anni quando i tedeschi s’arresero alla fine della Seconda Guerra Mondiale”. Il quotidiano britannico precisa che una tale “artritica prospettiva è la necessaria introduzione a qualsiasi discorso sulla politica italiana che si voglia fare di fronte a un forestiero”. E i legislatori italiani, parte di un governo che dà tutta l’impressione d’essere “incapace di adattarsi al mondo moderno”, hanno sfornato il ddl di cui sopra “prendendo - appunto - di mira la vita moderna”. Date le premesse, è inutile dire che il Times riferisce con gusto le “risatine maliziose” che il fatto ha suscitato un po’ ovunque nel mondo, e cita tra gli altri BoingBoing, il terzo blog del mondo, secondo il quale in Italia si starebbe addirittura pensando a un “ministero dei blog”.

Il polverone, dicevamo, è stato notevole e qualcuno ha già cercato di correre ai ripari, anche se resta, benché sottotraccia, la sensazione che non del tutto innocentemente si sia cercato (e lo sottolinea anche il Times) di “mettere un bavaglio ai bloggers” che, “per chi è al potere sono divenuti negli ultimi tempi una forza alquanto problematica”. Tra coloro che hanno deciso di frenare sul ddl, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Ricardo Franco Levi (autore del testo, nonché ex giornalista del Sole 24Ore). Nell’audizione alla Commissione Cultura della Camera che apre l’iter parlamentare del provvedimento, infatti, Levi ha proposto un “comma aggiuntivo” al ddl che esclude i blog dall’articolo 7, quello che vede l’obbligo dell’iscrizione al registro degli operatori della comunicazione per i siti internet. Ma anche lo stesso ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, citato da Grillo sul suo blog: “mi prendo la mia parte di responsabilità per non aver controllato personalmente e parola per parola il testo che autorizza interpretazioni estensive che potrebbero limitare l’attività di molti siti e blog. Molto meglio lasciare le regole attuali”.

Bene per il (doveroso) “passo indietro”, però la reazione del popolo della rete sui siti che riportano la notizia lascia poco spazio all’indulgenza. E se per Massimo M. da Cuneo, sempre sul Times, si tratta solo della “punta dell’iceberg: se qualcuno dall’estero sapesse davvero quello che accade in Italia resterebbe semplicemente disgustato”, il commento di tale “Devophill” (così si firma) su BoingBoing ha dell’impagabile. “Sono molte le idee politiche interessanti venute dall’Italia, diciamo… negli ultimi cento anni”.
(Andrea Di Nino) 25 ott 15:03

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